12Feb

L’omeopatia cura una percentuale più elevata di casi di qualsiasi altra forma di trattamento ed è senza dubbio più sicura e più economica”. – Mohandas Gandhi

OMEOPATIA: LA “SCIENZA DELL’ACQUA FRESCA”?

Non si può parlare di medicina omeopatica senza invitarvi a rispondere ad una semplice domanda: vi siete mai accorti che la vostra ulcera (o il vostro mal di testa, o la vostra allergia, ecc.) che veniva curata con gli stessi farmaci prescritti al vostro collega d’ufficio, in un primo tempo migliorava e poi, quasi che la medicina non funzionasse più, peggiorava rapidamente? In questi casi, o avete preso un farmaco diverso e più forte o avete cominciato a constatare che la vostra ulcera non era proprio del tutto uguale a quella del collega d’ufficio. Anzi, a guardarla con attenzione, avete potuto accorgervi che i dolori comparivano o scomparivano in orari del tutto diversi dai suoi, che a voi certi cibi facevano male e a lui invece no. 

Differenze minime, apparentemente insignificanti, di cui nessuna statistica medica terrebbe conto, ma per le quali, voi che non vi sentite bene, avete avuto il sospetto che le due malattie non fossero affatto uguali. Se qualche volta nella vostra vita vi siete accorti che esistono differenze all’interno della stessa patologia, avrete già compreso uno dei principi fondamentali dell’omeopatia e della sua indagine medica: esiste il malato e non la malattia. La diversità consiste nel semplice fatto che siete un’altra persona dal collega d’ufficio, che avete una specificità del tutto singolare, una storia di malattie e di evoluzione personale del tutto propria e che l’insieme di questi aspetti, unita alla costituzione, costruisce la vostra unicità. Unico è dunque anche il vostro stare male. L’omeopatia si applica proprio così: riconoscendo la specificità della persona che soffre e dando a ciascuno il proprio rimedio.

Intorno al rimedio omeopatico esiste una vasta letteratura denigratoria, nel migliore dei casi viene definito “acqua fresca”. Questa definizione è dovuta al fatto che in esso, superata una certa diluizione, non si trova più traccia della sostanza di partenza. Eppure, se questo rimedio specifico e individuale, privo di qualunque sostanza misurabile dai normali strumenti di laboratorio, viene assunto da una persona sofferente, agisce guarendola rapidamente e stabilmente.

A tale proposito bisogna fare un piccolo accenno a un’altra delle storielle che si raccontano sulla medicina omeopatica per dissuadere le persone dal suo utilizzo. L’argomento sarebbe questo: per scegliere di curarsi con un tale sistema, non solo bisogna avere molto tempo a disposizione e pazienza ma bisogna essere anche disposti a molti sacrifici, come ad esempio a non fumare e a non assumere alla prima occasione antidolorifici; ma le cose non stanno proprio così: è assolutamente vero che chi si cura omeopaticamente farebbe meglio a smettere di fumare, ma, a parte questo, siamo proprio sicuri che per guarire non sia necessario smettere di fumare, anche quando ci curiamo con gli antibiotici? E siamo proprio sicuri che chi non ci consiglia in questo senso stia facendo davvero l’interesse della nostra salute?

Pur essendo vero che chi sceglie di curarsi omeopaticamente deve anche decidere coerentemente di cambiare alcune abitudini malsane (abuso di alcool, caffè, tabacco e altre droghe), non è vero invece che la guarigione omeopatica sia lenta. Nelle situazioni acute, un incidente, una febbre improvvisa, un trauma, quando la prescrizione del rimedio sia perfetta, la guarigione è immediata e stabile: cioè senza ricadute e senza effetti collaterali. Nelle situazioni che durano ormai da molto tempo e che si sono cronicizzate, la giusta prescrizione del rimedio è seguita dal ristabilimento della salute in tempi che non sono cronologici ma biologici, e cioè legati alla individualità. 

Tuttavia, mentre si sta guarendo, a volte si può assistere al miracoloso processo della forza risanatrice della natura (vis medicatrix naturae), che si manifesta con la ricomparsa veloce ma precisa di antichi disturbi. Come se il rimedio scavasse dentro le successive soppressioni alle quali è stato sottoposto il nostro corpo e che si erano nascoste nei suoi tessuti più profondi, pronte a ricomparire alla prima occasione, aggravate e più aggressive che mai. Il nostro corpo presenta i conti tutti insieme ed è questo che ci fa erroneamente pensare che un male terribile e mortale sia comparso all’improvviso, colpendoci a tradimento. Non è quasi mai così: prepariamo con ostinazione la nostra malattia proprio quando scegliamo di non volere ascoltare quello che il nostro corpo sta cercando di dirci con il linguaggio del dolore e manifestandosi con la malattia. Questa rappresenta lo sforzo messo in atto per guarire: quando interveniamo per sopprimere i sintomi è dunque come se, per fare smettere il pianto di un neonato, gli chiudessimo la bocca con un cerotto.

LA LEGGE DELLA GUARIGIONE

E allora come si fa per guarire davvero, senza sopprimere i sintomi?

La medicina omeopatica ci insegna a farlo riconoscendo, nel meraviglioso laboratorio che è il nostro corpo, la legge della guarigione. Essa è molto semplice e si riassume così: la guarigione completa e stabile avviene quando, nell’intero organismo, la forza vitale viene lasciata libera di circolare nella sua direzione naturale: da dentro a fuori, e perciò i sintomi devono scomparire nell’ordine inverso in cui sono comparsi; da sopra a sotto, e perciò il miglioramento deve avvenire prima nella mente e poi nei sintomi fisici.

Disturbare questo movimento naturale della nostra energia, andare nella direzione contraria, impedirle di portare a buon fine le eliminazioni necessarie per ristabilire la salute, respingendole dentro, vuole dire costringere il nostro organismo a cercare un equilibrio energeticamente più basso. Il nostro corpo cerca sempre e in ogni situazione un punto di equilibrio (omeostasi), un adattamento nel quale conservarsi per sopravvivere. Esso resiste fino a quando quell’equilibrio non si rompe e se ne stabilisce un altro a livello energetico più basso e così via, fino a quando si giunge a un livello energetico insostenibile.

In questo senso, possiamo senz’altro dire che esistono vari livelli, non solo dello star male ma anche e soprattutto dello star bene. La salute è quindi il risultato di un’unità psicologica e fisica in continuo dinamismo (da dentro a fuori, da sopra a sotto) capace di ristabilire costantemente il livello energetico più alto.

GUARIRE SENZA SOPPRIMERE

Ma che cosa vuol dire questo nella pratica quotidiana? Facciamo un esempio. Quando interveniamo in un bambino piccolo per eliminare la crosta lattea o un qualsiasi sfogo della pelle, con creme al cortisone o con altri farmaci ad effetto soppressivo, li vedremo certamente scomparire ma stiamo impedendo alla forza vitale di fare pulizia eliminando, attraverso la pelle che è un organo emuntorio, tutto ciò che per il bambino è tossico. Si tratta di una piccola soppressione che ripetuta nel tempo produce una specie di tappo: prima o poi la forza vitale farà un altro tentativo di eliminazione, magari ricorrendo a una bronchite o un’asma o ad una allergia, tutte cose che spaventano le mamme e che le fanno correre dal medico per chiedere che scompaiano subito e per sempre. A questo punto sarà molto importante il modo in cui si decide di intervenire.

CHE COSA PROPONE L’OMEOPATIA?

L’omeopatia propone di guarire prendendo il giusto rimedio, quello e quello solo, ricercato con metodo clinico e grande attenzione, il quale, mentre guarirà l’asma o l’allergia, potrebbe far ricomparire l’antico sfogo. In un simile caso, però, non spaventatevi ma accogliete anzi questa manifestazione come un fatto positivo: vuol dire che la soppressione è stata eliminata, che il tappo è saltato e che il vostro bambino sta guarendo! 

A riprova di queste semplici verità c’è il numero crescente di pazienti omeopatici e il successo che questa medicina riscuote in tutto il mondo, curando senza tossicità ed effetti collaterali da farmaci (i famigerati effetti iatrogeni), dall’infanzia alla terza età. Se poi volete una prova dell’efficacia della medicina omeopatica su tutti gli esseri viventi provate a dare alla vostra pianta, morente per il freddo o perché per molto tempo avete dimenticato di curarla, qualche globulino di Carbo Vegetabilis lasciato sciogliere in un bicchiere d’acqua. Quasi certamente la vostra pianta fiorirà anche se non è la stagione e farà spuntare foglie nuove. Fate questa prova dopo avere informato la pianta del nome del rimedio che sta per assumere, e del suo potere guaritore: servirà quando qualche scienziato vi dirà che l’omeopatia ha solo un effetto ‘placebo’ e cioè la reazione indotta psicologicamente sul paziente da una forte relazione con il medico. Le piante, come si sa, vanno spesso dall’analista…

L’effetto placebo è tuttavia un fenomeno molto serio, osservato frequentemente anche nelle esperienze cliniche della medicina ufficiale. Si dividono i pazienti in due gruppi: al primo viene dato il farmaco che si vuole sperimentare, al secondo solo acqua colorata accompagnata però da tante attenzioni. Accade allora che il secondo gruppo di persone migliori di più del primo. Questa reazione, che sottolinea come il processo di guarigione sia un evento nel quale sono implicati prima di tutto la mente e lo spirito, ci dimostra anche il desiderio profondo di relazione che esiste in ogni persona nonché il suo bisogno di essere compreso e sostenuto. Un medico deve saper fare, e voler fare, anche questo.

OMEOPATIA E ALLOPATIA

L’omeopatia è una medicina completa che non formula solo diagnosi ma che prescrive una propria terapia, con una metodologia che solo in parte è in comune con la medicina convenzionale.

Il medico omeopata è laureato in medicina e chirurgia e non ignora assolutamente tutti i presidi e gli strumenti diagnostici convenzionali. Egli studia inoltre, per almeno tre o quattro anni, ’l’individuo malato’ al posto della ‘malattia’ e impara a riconoscere la sofferenza espressa contemporaneamente dalla mente e dal corpo. Da quasi duecento anni l’omeopata si avvale degli stessi rimedi, i quali non cessano di dare risultati constatabili da chiunque li voglia osservare. Questi, messi a punto secondo il metodo della diluizione infinitesimale, non hanno mai perduto la loro capacità terapeutica o hanno avuto bisogno di essere sostituiti da un farmaco più ‘potente’. In omeopatia non esiste la necessità della revisione annuale dell’elenco dei rimedi disponibili: la loro efficacia si riconferma ad ogni prescrizione.

Perché accade questo? La risposta è molto semplice e scaturisce dall’importante scoperta scientifica fatta nella metà del Settecento dal medico tedesco Samuel Hahnemann. Egli apprese l’arte medica nella Vienna imperiale ed acquisì un grande prestigio professionale nelle città di Dresda e di Lipsia. Tuttavia, in occasione di un’epidemia di colera, egli constatò che gli strumenti medici a disposizione in quei tempi non servivano a curare la gente, meno che mai a guarirla: preso da una crisi profonda si ritirò dalla professione per mettersi a studiare e a meditare. Aveva numerosi figli da mantenere e per guadagnarsi da vivere iniziò a lavorare come traduttore di testi scientifici. Alle prese con un trattato di farmacologia dell’epoca, lesse così la notizia che i lavoratori della pianta della china si ammalavano di febbri ricorrenti come se avessero contratto la malaria. Eppure, in quelle zone dove gli operai si ammalavano, non esistevano le condizioni del paludismo. Ciò che Hahnemann constatò era che il contatto ripetuto e prolungato degli operai con la corteccia della china, provocava una specie di intossicazione con febbri ricorrenti, brividi e sudorazione: una vera malattia. Riscontrò inoltre che queste persone venivano curate con il chinino, un derivato dell’albero della china: la stessa sostanza aveva dunque il potere di ammalare e di guarire.

Hahnemann studiò allora sulle persone sane (se stesso, i suoi collaboratori, i propri figli…) l’effetto tossico dei farmaci più utilizzati in quel momento, allo scopo di verificarne l’effetto ammalante e guarente. Stese così un primo elenco delle sostanze che avevano prodotto una reazione e constatò che il meccanismo era sempre lo stesso: una sostanza ripetutamente somministrata ai dosaggi abitualmente prescritti faceva ammalare le persone sane.

Le persone che si erano sottoposte a questa sperimentazione nel vivo dei loro corpi, trascrissero accuratamente i sintomi prodotti dall’assunzione ripetuta della sostanza in diluizioni successive e la lista ottenuta fu confrontata con l’insieme dei sintomi presentati dai malati affetti dalla stessa malattia. La sostanza, così studiata, venne somministrata ai malati sofferenti di quei sintomi riscontrati negli sperimentatori sani ed essa li curò.

Hahnemann aveva così identificato un modo per curare le persone: lo chiamò omeopatia (simile alla malattia) e lo distinse dal metodo ufficiale, che chiamò invece allopatia (contrario alla malattia). Egli comprese che ci sono due metodi per curare le persone: il primo si allea con i sintomi e li sostituisce artificialmente fino al ripristino della salute; il secondo li combatte sopprimendoli e rimandandoli indietro.

GUARIRE, NON SOLO CURARE

Dopo un certo periodo i pazienti tornavano tuttavia ad ammalarsi. Fu allora che Hahnemann comprese che li aveva curati ma non li aveva guariti: bisognava continuare ancora a sperimentare. Egli realizzò così tre sperimentazioni a differenti dosaggi. La prima fu una sperimentazione terapeutica: la dose di sostanze che egli usava era ponderale e restava presente e visibile nella diluizione. La seconda, ottenuta aumentando progressivamente la diluizione della sostanza di partenza fino alla sua scomparsa visibile, fu descritta come molecolare. La terza, infine, ottenuta progredendo nelle diluizioni, venne indicata come ultramolecolare o infinitesimale.

Nonostante non avesse nessuno degli strumenti di laboratorio oggi esistenti, tuttavia egli riuscì a descrivere con una precisione straordinaria queste tre diverse sperimentazioni, quasi che fosse riuscito a penetrare i misteri che la fisica, e non la chimica, ci sta oggi svelando sulle leggi dell’Universo.

Hahnemann riusciva a vedere l’invisibile non perché fosse uno stregone, uno di quei tenebrosi alchimisti da sottoporre al giudizio della Santa Inquisizione ma semplicemente perché percorreva la strada seguita da tutti i grandi scienziati di ogni tempo, da Newton a Galileo, a Einstein: quella di un’osservazione attenta e senza pregiudizi.

Attraverso successive diluizioni egli alleggerì la sostanza del suo potere tossico e osservò che essa non solo manteneva la sua piena efficacia terapeutica ma anzi la estendeva, oltre che ai sintomi fisici, anche a quelli della mente e dello spirito. Con questo metodo, aumentando l’efficacia di una sostanza diminuendone al contempo la tossicità, Hahnemann otteneva finalmente la guarigione rapida e duratura, al posto di un miglioramento apparente ma di breve durata e seguito da ricadute continue.

Ecco perché la vera ambizione dell’omeopata è quella di guarire e non solo quella di curare: egli sa che non deve sopprimere i sintomi, non deve mettere a tacere il corpo ma deve al contrario assecondare la direzione della forza vitale, sensibile non alle dosi ponderali ma a input sottili, impercettibili, molecolari o ultramolecolari, dinamici. L’energia vitale attraversa i corpi e li fa vibrare, li anima, li porta ai livelli energetici della salute, imprime loro la forza: se questa ristagna, se si blocca in qualche punto, se è costretta a scavalcare un organo per continuare a far vivere l’organismo, allora ci ammaliamo.

Riuscite a immaginare un simile continuo, vibrante, movimento lo stesso che coinvolge l’intero Universo?

COME RICONOSCERE UN MEDICO OMEOPATICO

È evidente che per conoscere con certezza clinica e sperimentale gli effetti ammalanti e guarenti di una sostanza, sia necessario che essa venga assunta da sola senza essere mescolata ad altre sostanze che ne coprirebbero e modificherebbero i poteri, rendendoli incomprensibili. Questa stessa osservazione si può fare per i farmaci della medicina ufficiale: se è vero infatti che sono stati sperimentati in laboratorio singolarmente, è altrettanto vero che non è mai stata studiata nell’organismo l’interazione (e cioè l’effetto combinato e risultante) di più sostanze assunte contemporaneamente. Il costume, purtroppo diffuso, delle prescrizioni multiple fatte allo scopo di accontentare il paziente, rispecchia la filosofia degli anni 2000: togliere subito il dolore, non importa a quale prezzo per il nostro organismo.

A questa abitudine non sfuggono neanche alcuni omeopati che vogliono fare subito contenti i loro pazienti, prescrivendo un rimedio per il mal di testa, un altro per la stanchezza e un ultimo per l’insonnia… proprio come fanno i medici allopatici.

Il vostro medico omeopatico vi farà invece sedere di fronte a lui e parlerà con voi a lungo, ricostruendo una anamnesi (storia clinica) dettagliata. Vi porrà domande che potranno sembrare stravaganti: “Le piace mangiare salato? Ama la compagnia o preferisce stare solo? Si commuove facilmente?”. Piccole cose sulle quali non avevate mai riflettuto ma che fanno parte del vostro modo di essere e della vita quotidiana. La sua indagine approfondirà infatti la conoscenza della vostra evoluzione, di come il tempo vi ha cambiati, di come avete vissuto gli eventi e le tappe fisiologiche della vostra crescita. Mano a mano che la visita procede vi accadrà di scoprire strani collegamenti col passato: quello che siete oggi è anche il risultato delle sofferenze e delle gioie che avete vissuto.

Nel frattempo il vostro medico omeopatico continuerà a riempire di informazioni la vostra cartella clinica e a un certo punto le sue domande diventeranno molto precise (del tipo “Quando la sera vi togliete le calze, avete bisogno di grattarvi i piedi?”): sembrerà quasi che egli sappia tutto di voi, quasi che vi conosca da anni o vi abbia spiati in qualche momento segreto della vostra vita. Solo a questo punto, egli vi indicherà il lettino tradizionale e vi visiterà come farebbe qualsiasi altro medico. 

Ove lo ritenga opportuno egli vi potrà prescrivere analisi cliniche o ulteriori accertamenti perché per lui tutte le informazioni sulla vostra salute saranno preziose. La prescrizione del rimedio nascerà così da un’indagine accurata sui vostri sintomi fisici e mentali, tanto attuali quanto passati. Essa sarà anche il frutto della comprensione della vostra costituzione, delle caratteristiche, delle tendenze familiari e personali ad ammalarvi in un organo piuttosto che in un altro. Proprio per questo motivo il vostro medico omeopatico vi prescriverà un rimedio personale che rispecchia la vostra specificità e globalità. Non aspettatevi perciò che egli vi faccia uscire dal suo studio con un rimedio per ogni disturbo: molto probabilmente ve ne darà uno solo. Lo stesso che magari vi troverete a prendere più volte nella vita o che verrà sostituito da altri, mano a mano che se ne presenterà la necessità.

LA PREVENZIONE OMEOPATICA

Quando il paziente guarisce o si trova in uno stato di benessere, il suo medico omeopatico deve continuare a vederlo, sebbene con minore assiduità, per prescrivergli il rimedio che corrisponde al suo stato e che gli consentirà di mantenersi a lungo al meglio delle sue possibilità. Se infatti il paziente si conserva nel migliore stato di salute, è in grado di difendersi naturalmente non solo dalle malattie batteriche e virali ma soprattutto dall’eredità patologica familiare (malattie croniche familiari, degenerative, ecc…).

L’aspetto della prevenzione è una prerogativa specifica dell’omeopatia: i suoi pazienti si ammalano meno degli altri e sempre di meno nel tempo. Le assicurazioni inglesi, paese dove la medicina omeopatica è regolarmente riconosciuta, richiedono un premio assicurativo inferiore a chi si cura omeopaticamente perché è statisticamente riscontrato che si ammalano con minore frequenza. Allo stesso modo, il Ministero dell’Agricoltura italiano, quando ancora esisteva con questa denominazione, riconosceva un attestato di qualità alle carni provenienti dai bovini trattati omeopaticamente. La ragione di questo riconoscimento, che adegua l’Italia alle normative dell’Unione Europea, risiede nella mancanza di tossicità dei rimedi omeopatici rispetto ai farmaci allopatici (antibiotici, sulfamidici, anabolizzanti, anemizzanti, ecc…).

La medicina omeopatica gioca inoltre un ruolo fondamentale nella prevenzione prenatale, ovvero nella cura del bambino ancora prima che nasca. In questo momento così delicato e importante il rimedio omeopatico assolve al compito di sostenere la madre migliorandone la circolazione sanguigna dal corpo alla placenta e garantendo che l’utero conservi una perfetta fisiologia. D’altro canto, il rimedio omeopatico mette l’embrione in condizione di esprimere al meglio le possibilità genetiche che ha ereditato: l’espressione genetica che il rimedio omeopatico favorisce e esalta le caratteristiche positive familiari. Questa considerazione nasce dall’osservazione facilmente riscontrabile presso le madri che si rivolgono all’omeopatia e i cui figli sono generalmente sani, robusti e più resistenti alle malattie.

La capacità del medico omeopata di ascoltare e di conversare con il paziente è una caratteristica che i medici della medicina ufficiale dovrebbero apprendere“. – Silvio Garattini

 

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One Reply to “LA MEDICINA OMEOPATICA”

  1. Bel post, l’ho condiviso con i miei amici.

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