04Ott

AUTUNNO, TEMPO DI MIGRARE

L’autunno ha più oro in tasca rispetto a tutte le altre stagioni”. – Jim Bishop

I BENEFICI DELL’AUTUNNO

Che cosa ha da offrirci l’autunno di diverso dagli altri mesi che sia possibile utilizzare per migliorare il nostro rapporto col cibo? La calma, la stasi energetica che precede la fase di abbandono del lungo periodo estivo.

Come in natura, gli alberi iniziano a liberarsi delle foglie per arrivare al minimo consumo energetico che permetterà la sopravvivenza invernale, così noi possiamo prepararci a entrare in una dimensione diversa di vita e di dieta.

Ci lasciamo alle spalle un periodo di riposo ed ne intraprendiamo probabilmente uno intenso per la ripresa lavorativa, per i nuovi impegni presi. Ecco che il cibo si affaccia nel nostro immaginario come oasi di piacere, di ricarica e di trasgressione e di conseguenza diete drastiche e sconsiderate.

Tutti prima o poi arriveranno a comprendere che perdere il peso non è solo una questione di calorie, ma la conseguenza di un cambio di rotta esistenziale.

Se viviamo sempre nello stesso modo, se non cambiamo mai direzione alla nostra quotidianità per paura di perdere la bussola, rischiamo di gonfiarci di insoddisfazioni: la vera causa di fame e soprappeso.

Bisognerebbe mettere al centro del nostro interesse la volontà di benessere così non ci lasceremo sfuggire l’occasione di urlare, gioire, accarezzare, lasciarci incuriosire dal nuovo. A questo punto il cibo sarà solo una delle tante fonti di piacere, il metabolismo comincerà a ri-funzionare e il corpo cercherà finalmente il suo equilibrio.

L’estate ci ha lasciato con il ricordo di sapori freschi e zuccherini: pensiamo al sapore e alla luminosità di pesche, albicocche e prugne. Ma anche l’autunno ci riserva molte sorprese appetitose, offrendo alimenti nutrienti e soprattutto gustosissimi per il piacere degli occhi e del palato.

GLI ORTAGGI DEL MESE

Tutti gli ortaggi autunnali sono meno ricchi di acqua ma più generosi di minerali di vitamine e di sali minerali.

Tra gli alimenti di questo mese bisogna porre attenzione ai funghi, sono miracolosi, in quanto ricchi di sali minerali, di fibre, sono privi di grassi, offrono un basso apporto calorico, hanno un buon potere saziante, sono diuretici, hanno virtù lassative, sono gustosi, hanno un basso indice glicemico e un alto contenuto proteico.

Ci sono inoltre, coste, broccoli, cavoli, verze, finocchi, indivia, lattuga, rucola, sedano, spinaci, carciofi, melanzane, peperoni, patate.

Gli ortaggi amari (indivia e carciofi) sono ideali per depurare il fegato.

Non rinunciamo poi ai legumi (fagioli, lenticchie, ceci..), spesso trascurati ma consigliati come un’ottima alternativa proteica, al posto della carne e del pesce, nella dieta settimanale. E se in estate non ne avete mangiati a sufficienza, magari per colpa del caldo, quale stagione più indicata per preparare delle nutrienti zuppe?

LA FRUTTA DI STAGIONE 

Arrivano i kaki, le castagne, le mandorle, le noci, le melagrane, le pere, le mele, l’uva e a breve abbonderanno anche arance e mandarini, che con il loro apporto di vitamina C aiutano il nostro sistema immunitario. Ma attenzione: la vitamina C viene facilmente distrutta dalla luce e dal calore, quindi non bisogna lasciare gli agrumi spremuti o tagliati, né vi va aggiunto zucchero, se si vuole beneficiare al meglio dei loro effetti positivi.

Ad eccezione delle mele, delle pere e degli agrumi, la frutta autunnale è frutta molto zuccherina, sarebbe meglio usarla lontano dai pasti come merenda ed in modica quantità.

Quindi si alle castagne, ma attenzione sono molto caloriche. Consumarle dopo un pasto completo, quindi, non è consigliabile: è preferibile, per esempio, mangiarle per merenda.

Le castagne, che siano lesse o arrosto non importa, ma attenzione a quelle secche: le calorie aumentano vertiginosamente soprattutto se accanto alle castagne ci concediamo un buon bicchiere di novello o di Lambrusco.

Attenzione anche alle noci e le nocciole: sono tutti alimenti ricchi di fibre, proteine, vitamine e sali minerali, ma il conto delle calorie è altissimo.

Per molti di noi riprendere la routine delle attività quotidiane dopo le vacanze sembra ancora impossibile. Soprattutto sembra difficile ritornare alle abitudini alimentari corrette e ripartire in quarta con l’esercizio fisico: la libertà “estiva” di programmare le nostre giornate, o di non programmarle affatto, potrebbe, ad esempio, aver concesso più tempo per una passeggiata all’aria aperta. Questa è un’ottima abitudine da mantenere il più a lungo possibile (anche se con il freddo diventiamo più pigri) ricordando che 30 minuti di passeggiata a passo sostenuto garantiscono un benefico effetto.

Per concludere, anche se ogni tanto cerchiamo di soddisfare qualche peccatuccio di gola, l’importante è ritrovare l’equilibrio di una sana alimentazione. E anche in questa stagione come non apprezzare gli alimenti “freschi” con il loro apporto di fibre e sostanze antiossidanti, che, favoriscono il corretto bilanciamento di entrate caloriche e spese energetiche.

L’importante è fare attenzione a non eccedere e a cominciare ad applicare piccoli cambiamenti alla propria persona, cominciando a scegliere e non subire il cibo che mangiamo.

Buon Autunno!

 

04Ott

CURCUMA: PROPRIETÀ E BENEFICI

La curcuma sembra essere in grado di riattivare il meccanismo di autodistruzione all’interno delle cellule tumorali.” – Dr. Michael Greger

CURCUMA LA SPEZIA ORIENTALE DALLE MOLTEPLICI PROPRIETÀ

La curcuma viene dal rizoma della pianta Curcuma Longa e In India è conosciuta ed utilizzata da almeno 5’000 anni, come medicina, spezia e anche colorante.

Già nel 600 a.C. la curcuma veniva menzionata in un trattato di medicina Assira, e nel primo secolo d.C. il medico Dioscòride la classificò fra le piante dotate di virtù terapeutiche.

Sprezzantemente chiamata “zafferano dei poveri”, oggi la curcuma è considerata l’oro dell’India. Regala salute a chi ne fa un uso quotidiano e la sua reputazione a livello scientifico è sempre più emergente essendo tra i più potenti strumenti di cura di origine naturale.

La spezia che si ricava dalla curcuma, di un bel colore giallo dorato, contiene centinaia di componenti; tuttavia l’attenzione degli studiosi si è concentrata su uno in particolare: la curcumina.

Altri componenti della curcuma sono rappresentati da potassio, vitamina C e per il 26% da amido. Molto importante anche la presenza di olii eterici in grado di stimolare l’appetito e quelli amari che sono in grado di stimolare la formazione di enzimi digestivi.

Ma qual è il punto di maggior criticità nella farmacocinetica della curcuma? L’assorbimento senza dubbio. Gran parte della curcuma somministrata per bocca infatti, passa nel tubo gastroenterico (nell’uomo, come nel ratto, come nel cane) e va direttamente nelle feci, essendo assorbita solo in parte. Alcuni ricercatori hanno dimostrato come l’assorbimento e quindi la biodisponibilità della curcumina vengono aumentate esponenzialmente se assieme viene somministrata della piperina (principio attivo del comune pepe nero). I dati indicano come aggiungendo circa 20mg/kg di piperina, il tempo di assorbimento della curcumina si dimezzi, variando alcuni altri parametri della farmacocinetica e arrivando ad aumentare la biodisponibilità nel ratto di 154%, mentre nell’uomo del 2000%!

PROPRIETÀ CURATIVE E BENEFICHE DELLA CURCUMA 

In base a recenti studi è risultato che la curcumina potrebbe essere utile a contrastare l’insorgere di almeno otto tumori: colon (in primis), bocca, polmoni, fegato, pelle, reni, mammelle e leucemia.

 La curcuma viene impiegata nella medicina tradizionale indiana e in quella cinese come disintossicante dell’organismo, in particolare del fegato e come antinfiammatorio. Queste proprietà salutari che vengono attribuite alla curcuma dalla tradizione popolare sono le stesse che oggi vengono confermate dalla medicina ufficiale, anche alla luce dei numerosissimi studi e scoperte che la scienza attuale ha ufficialmente confermato.

La cosa che ha “catturato” l’attenzione degli studiosi è il fatto che nei paesi asiatici e in particolare in India, dove il consumo di curcuma è altissimo, l’incidenza dei tumori è molto bassa.

Molto interessanti le proprietà antiossidanti della curcumina che sono in grado di trasformare i radicali liberi in sostanze inoffensive per il nostro organismo oltre naturalmente a rallentare l’invecchiamento del nostro patrimonio cellulare. Molto valida anche l’azione cicatrizzante della curcumina.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Cancer Research”, la curcuma avrebbe un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel trattamento del tumore alla prostata e all’intestino.

Si è inoltre constatato che l’effetto della curcumina è ancora più evidente quando associato ad un isotiocianato presente in verdure come il cavolo, i broccoli o il cavolo rapa.

La polvere di curcuma è l’ingrediente che dà il colore caratteristico al curry; il sapore è molto volatile mentre, al contrario, il colore si mantiene inalterato nel tempo. Per questo motivo è una sostanza che viene largamente impiegata nel ramo alimentare come colorante, il suo codice è E 100; alimenti come il formaggio, yogurt, mostarda, brodi vari in scatola e altri ancora vengono spesso colorati con derivati della curcuma.

Le potenti qualità antinfiammatorie, antisettiche, antitumorali della curcuma la rendono un bene prezioso ad ogni età.

12 POTENTI BENEFICI DELLA CURCUMA:

ANTINFIAMMATORIO:

Risulta essere eccellente contro ogni tipo di infiammazione. L’infiammazione può essere la causa di molte malattie, tra cui colon irritabile, disbiosi intestinale, pancreatite, artrite e malattie neurodegenerative. (Fonte)

PROTEGGE IL CERVELLO:

È dimostrato essere in grado di aumentare la capacità cognitiva e contrastare disturbi come la demenza e l’Alzheimer. Questi disturbi sono legati a bassi livelli di fattore neurotrofico derivato dal cervello (BDNF), e la curcumina è in grado di aumentare i livelli di BDNF nel cervello. (Fonte)

RIDUCE IL RISCHIO DI CANCRO:

La curcumina ha la capacità di combattere diversi tipi di cancro. E’ dimostrato che è efficace contro la leucemia e linfomi, tumori gastrointestinali, tumori genito-urinari, il cancro al seno, cancro ovarico, della testa e del collo carcinoma a cellule squamose, il cancro ai polmoni, il melanoma, tumori neurologici. (Fonte)

MIGLIORA LA DIGESTIONE:

La curcuma può essere utilizzata per contribuire a trattare una varietà di problemi digestivi, tra cui l’infiammazione del tubo digerente e la riduzione di gas e gonfiore. Ne basta un pò tutti i giorni può aiutare con quasi tutte le condizioni digestive. (Fonte)

RAFFORZA IL CUORE:

È dimostrato essere in grado di ridurre il colesterolo cattivo (LDL), rimuovere accumuli di placca nelle arterie, e prevenire la coagulazione del sangue.  (Fonte)

UTILE IN CASO DI ARTRITE REUMATOIDE:

La curcumina è nota per possedere proprietà anti-artritiche. Uno studio è stato eseguito su un gruppo di 45 persone. Coloro che hanno assunto la curcumina nel loro regime quotidiano ha avuto il più alto miglioramento dei sintomi dell’artrite.(Fonte)

MIGLIORA L’UMORE:

Uno studio ha coinvolto 60 volontari con la diagnosi di disturbo depressivo maggiore (MDD) e sono stati divisi in diversi gruppi per valutare l’effetto della curcumina rispetto alla fluoxetina (Prozac). Il risultato è stato che la curcuma non è soltanto efficace come il Prozac nella gestione della depressione, ma non porta con sé tutti gli effetti collaterali pericolosi che i farmaci anti-depressivi hanno. Secondo il documento, “Questo studio fornisce prima evidenza clinica che la curcumina può essere utilizzata come metodo efficace e sicuro per il trattamento in pazienti con MDD.” (Fonte)

ANTI-OSSIDANTE:

Numerosi studi hanno dimostrato le potenzialità di alcuni curcuminoidi di contrastare i radicali liberi presenti nell’organismo

RIPARAZIONE DELLE FERITE:

La curcuma veniva applicata sulle ferite per accelerarne il processo di guarigione sia nella medicina tradizionale umana che veterinaria. In effetti, la curcumina ha mostrato di possedere capacità di indurre una precoce riepitalizzazione, accelerando il processo di guarigione di ferite persino in situazioni difficili come quelle di pazienti diabetici. Fra l’altro la curcuma presenta anche una potente attività antimicrobica nei confronti sia di alcuni ceppi di batteri che di funghi patogeni, motivo per cui può essere particolarmente utile nella cura di ferite infette.

EPATOPROTETTORE:

Molti studi hanno provato come la curcuma protegga il fegato da un numero elevato di sostanze dannose, fra cui come abbiamo visto anche le aflatossine, in grado di indurre mutazioni cancerose. La curcuma ha inoltre effetto coleretico e colagogo, cioè aumenta la secrezione di bile e ne favorisce il suo afflusso all’intestino. Se questo è certamente interessante per patologie strettamente epatiche o digestive, dove avrà un generale effetto disintossicante, la curcuma è però sconsigliata per tutte quelle patologie che provocano un’ostruzione dei condotti biliari.

DISTURBI DELL’OCCHIO E DELLA VISTA:

Già la medicina tradizionale indicava l’uso della curcuma per il trattamento di diverse affezioni dell’occhio. La ricerca moderna ha dimostrato in effetti come questa radice possa essere utile per prevenire la formazione di cataratta cui vanno soggetti sopratutto gli anziani. Inoltre, la curcuma presente in prodotti commerciali come gocce oculari ha dimostrato di essere di aiuto in corso di malattie infettive, infiammatorie e degenerative dell’occhio. Presa per bocca inoltre sembra possa migliorare anche la condizione di pazienti affetti da uveite cronica di varia origine.

EFFETTO IPOGLICEMIZZANTE:

Diversi studi hanno provato l’efficacia della curcuma nel trattamento del diabete, specialmente quando vi siano delle resistenze all’insulina (come nel caso di soggetti obesi). I curcuminoidi e sesquiterpeni presenti negli estratti di Curcuma longa sono infatti capaci di abbassare i livelli di glucosio, nonché di diminuire le complicazioni generate dal diabete mellito.

COME UTILIZZARLA

Per un uso salutistico è sufficiente riuscire ad integrarla nella nostra dieta quotidiana. Un paio di cucchiaini da caffè al giorno sono la dose ideale; si può aggiungere a fine cottura di molti alimenti ma si può anche aggiungere a vari tipi di yogurt o farne una salsa. E’ importante ricordare che la curcuma va assunta insieme al pepe nero o al tè verde per facilitarne l’assorbimento. Non solo. Anche l’abbinamento a qualche grasso, tipo olio d’oliva, burro, o quant’altro, facilita l’assorbimento della curcuma.

 

04Ott

GLI ALIMENTI SIMILI AGLI ORGANI CHE CURANO

Nessuna malattia può guarire per contrapposizione, ma solo grazie al suo simile”. – Paracelso

SIGNATURA RERUM

 

La straordinaria dottrina delle “segnature” o “firme” si trova non solo negli antichi volumi di Theophrastus Bombastus Von Hohenheim detto Paracelso, nei quali egli svelò alla scienza la “Signatura Rerum”, ma anche negli studi del filosofo Jakob Böhme secondo cui il Creatore (l’Ordinatore Supremo) ha contraddistinto tutto ciò che ci circonda con un “segno” personale e caratteristico, attraverso un curioso linguaggio di simboli e di analogie.

Una pianta con parti somiglianti ad organi umani, apparati o funzioni è utile per curare o sostenere quegli organi, apparati o funzioni. Questo concetto è ben confermato dai cultori delle Medicine Naturali i quali e non solo per antica tradizione, affermano che un alimento o pianta con una forma o una struttura “somigliante” ad un organo corporeo o a una funzione fisiologica o ad un elemento presente nel corpo umano è considerato aver una funzione terapeutica e benefica per la persona che se ne nutre o lo assume secondo le modalità e quantità prescritte.

Alla fine del Cinquecento la dottrina delle segnature raggiunse la sua massima formulazione con la Fitognomica di Giovambattista Della Porta, autore di una sorta di «fisiognomica» delle piante, da lui messe in parallelo con le caratteristiche del corpo umano, e le cui fenomenologie sono chiavi indicative o «firme» delle loro proprietà medicamentose. In questa sua opera del 1588 (Phytognomonica) Della Porta indagò a lungo la vasta rete di corrispondenze segrete che intrecciano il mondo, e collegano non solo piante e uomini, ma anche minerali, animali, uomini, luoghi, stagioni, astri.

Già nell’antica Cina furono riconosciute queste “firme” infatti vi era una classificazione secondo la quale il colore e il sapore delle piante corrispondesse all’organo che andavano a curare:

• Giallo e dolce = milza
• Rosso e amaro = cuore
• Verde e acido = fegato
• Nero e salato = polmoni

Si ricordi che anche il principio fondamentale dell’Omeopatia, tratteggiato da Samuel Hahneman, descrive chiaramente la legge dei simili (similia similibus curantur).

Di queste osservazioni si è avvalso anche E. Bach sperimentando e poi utilizzando con successo i suoi famosi “fiori terapeutici” che si basano proprio sulle loro ben precise signature.

IL POMODORO FA BENE AL CUORE

Il pomodoro ha quattro camere ed è rosso come il sangue. È un frutto ricco di potassio e ferro, per questo è particolarmente importante per il cuore e il sangue. È inoltre ricco di un antiossidante (licopene), presente principalmente nella buccia, che migliora la prevenzione dell’osteoporosi e riduce il livello del colesterolo, nonché contiene beta carote e vitamina C.

LE NOCI SONO UTILI AL CERVELLO

La noce assomiglia a un encefalo in miniatura, con un emisfero destro e un emisfero sinistro, 2 cerebri in alto e 2 cervelletti in basso. Persino le rughe o pieghe della superficie richiamano la neo-corteccia. Le noci sono ricche di nutrienti molto importanti per il funzionamento del cervello. Da un punto di vista nutrizionale sono composte da un 16% di proteine, 12% di glucidi e 60% di grassi, per lo più monoinsaturi, ovvero grassi buoni come omega 3 e 6.

IL SEDANO RINFORZA LE OSSA

Il sedano, il bok choy, il rabarbaro e altre piante hanno una struttura che assomiglia proprio alle ossa. Questi alimenti sono specificamente diretti a rafforzare le ossa. Il sedano è composto per il 23% circa di sodio di buona qualità, che è la stessa quantità presente nelle ossa. Quando parliamo di sodio di buona qualità intendiamo quello che non proviene dal sale raffinato. Molto importante sia per le ossa che per la coagulazione del sangue è la presenza della vitamina K.

L’AVOCADO FA BENE ALL’UTERO

Avocado e pere sono mirati alla funzione e alla salute dell’utero e della cervice della donna ed hanno proprio l’aspetto di questi organi. Se ogni donna mangiasse almeno un avocado alla settimana, ridurrebbe il rischio di molte malattie. Infatti, l’avocado aiuta ad equilibrare gli ormoni, riducendo il rischio del cancro dell’utero e degli ovari. Aiuta inoltre a perdere peso dopo la gravidanza. Un’altra “coincidenza” curiosa: dal momento in cui nasce il fiore al momento in cui il frutto è pronto, passano 9 mesi!

LA PATATA DOLCE È OTTIMA PER IL PANCREAS

Le patate dolci assomigliano, secondo la signatura, al pancreas e di fatto possono agevolare l’equilibrio dell’indice glicemico, anche nei diabetici. Tra i vari benefici, la patata dolce è ricca di carotenoidi, pigmenti arancio-gialli, che svolgono un ruolo fondamentale per rispondere all’insulina, equilibrando il livello degli zuccheri nel sangue.

LA CAROTA FA BENE AGLI OCCHI

La carota affettata (per traverso) assomiglia molto all’occhio umano. Pupilla, iride e linee a raggiera sono evidenti. Quante volte non ce lo siamo sentiti dire! La carota aumenta il flusso sanguigno verso gli occhi, migliorandone il funzionamento. È, inoltre, ricca di vitamina A , fondamentale per la salute della pelle (anti invecchiamento) e la prevenzione di vari tipi di cancro.

L’ARANCIA È BENEFICA PER IL SENO

Pompelmi, arance e altri agrumi assomigliano alla ghiandola mammaria. Tra i molti benefici, l’arancia aiuta a prevenire il cancro del seno e ne migliora il circolazione linfatica. Come sappiamo è ricca di vitamina C, A e vi molte vitamine del gruppo B, che svolgono un ruolo importante per  la ricostituzione del collagene.

LO ZENZERO GIOVA ALL’INTESTINO

Come sappiamo è considerato un super alimento, per i molti benefici. Tra questi, grazie ai suoi enzimi, è utile per prevenire varie malattie dello stomaco, per migliorare la digestione e prevenire i crampi. Serve inoltre ad evitare l’ulcera e a mantenere la mucosa in buona salute.

I FUNGHI SONO UTILI ALL’UDITO

È uno dei rarissimi alimenti che contiene vitamina D, che è molto importante per la prevenzione della perdita dell’udito. Sono anche un’ottima fonte di minerali, in particolare di potassio, di alcune vitamine del gruppo B e di antiossidanti.

I FAGIOLI FANNO BENE AI RENI

Osservandoli bene hanno esattamente la forma del rene, con tanto di bacinetto e surrenali. Un altro alimento noto per le proprietà nutrienti, è anche molto importante perché aiuta a mantenere attive e funzionali le funzioni renali. Sono ricchi di proteine (23% ca), fibre (17% ca) e di carboidrati (51% ca), per questo sono molto calorici. Sono inoltre ricchi di vitamine A, B, C e E, nonché di sali minerali e oligominerali.

LE OLIVE SOSTENGONO LA SALUTE DELLE OVAIE E DELLE GHIANDOLE LINFATICHE

Approfondimenti clinici hanno inoltre dimostrato che il particolare rapporto fra gli acidi grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi che caratterizzano la composizione dell’olio dell’oliva e la naturale presenza di tocoferoli e polifenoli, fanno sì che esso possegga una serie di preziose proprietà, quali un’azione ritardante l’invecchiamento cellulare, un azione preventiva nei confronti della formazione di calcoli biliari, un effetto antitrombotic

LE CIPOLLE PURIFICANO LE CELLULE

Le cipolle assomigliano, secondo la signatura, alle cellule del corpo. Si può notare il nucleo e gli strati di citoplasma. Le ricerche della scienza dell’alimentazione mostrano che le cipolle aiutano, in un certo senso, a ripulire i materiali di scarto da tutte le cellule del corpo. Stimolano anche la lacrimazione che pulisce gli strati epiteliali degli occhi anche da impurità. Le cipolle contengono Metionina che è un aminoacido grande purificatore delle cellule epatiche. La cipolla è utile come ottima prevenzione

L’ARACHIDE GIOVA AI TESTICOLI E ALLA LIBIDO

Oltre alla vitamina E ed all’Inositolo ed allo Zinco in esse contenuti, che favoriscono la fertilità, molte persone non si rendono conto che l’Argentine, componente del Viagra, viene dall’arachide. Se snoccioli un’arachide ed apri il seme in due, all’estremità troverai un simbolo piccolissimo: un coniglietto che simboleggia la fertilità, la fecondità e l’abbondanza, anche se tradizionalmente sono state inserite tra la frutta secca in realtà si tratta di un legume (Arachis Hypogea) che in greco significa “sottoterra”. D’origine americana l’arachide ha una ricchezza di proteine vegetali e grassi con molti sali come fosforo (importante per la molecola base dell’energia ATP (adenosintrifosfato).

IL PISTACCHIO CONTRO I CALCOLI BILIARI

Guardando bene la forma del pistacchio, la consistenza ed il colore ricordano veramente un calcolo biliare di colesterolo. Alcuni ricercatori americani invitano a consumarne 30 grammi al giorno (1 tazzina) 5 volte alla settimana in quanto possono aumentare il livello del colesterolo HDL (quello cosiddetto buono). Il pistacchio ha inoltre la capacità di tenere sotto controllo la pressione e prevenire l’ipertensione. Ricco di antiossidanti come la luteina e betacarotene. Questi antiossidanti evitano che le pareti dei vasi sanguigni si ricoprano di colesterolo. Per meglio comprendere la capacità del pistacchio di spaccare questi depositi di colesterolo bisogna risalire alla “signatura” della pianta che lo produce. La Pistacia Terebinthus è un arbusto particolarmente forte che non soffre né caldo né vento né siccità né altre intemperie e le sue radici sono in grado di spaccare rocce e sassi (in Sicilia la Pistacia è anche chiamata “spaccasassi”) per aprirsi una via di crescita anche nei terreni più difficili. Si capisce ora come possa agire sulle concrezioni di grassi nelle arterie.

I FICHI CONTRASTANO LA STERILITÀ MASCHILE

I fichi sono pieni di semini (che ricordano gli spermatozoi), e quando crescono pendono dal ramo a coppie come i testicoli. I fichi, per la signatura rerum, migliorano la qualità dello sperma maschile, aumentando i numero degli spermatozoi e rinforzandoli; contrastano così la sterilità maschile. Il fico ricorda, osservandolo bene, anche l’interno dell’intestino tenue con i suoi villi intestinali per cui i fichi sono utili anche come blandi lassativi. Molti autori affermano che sono indicati anche per i disturbi dell’utero.

LA BANANA È LEGATA ALL’ORGANO SESSUALE MASCHILE

La banana è simbolicamente legata alla forza dell’organo sessuale maschile. È vero! Sembra una forzatura goliardica ma non lo è. Energia: con sole 100 calorie circa, la banana contiene saccarosio, fruttosio e glucosio, che forniscono un immediato rifornimento d’energia. Gli sportivi mangiano per questo motivo le banane prima e dopo la loro attività. Buon umore: Banana è un frutto di longevità. Il triptofano contenuto nella banana, è un aminoacido essenziale responsabile per la produzione di serotonina. La serotonina è un ormone che riduce lo stress e migliora il tono dell’umore.

Ogni essere che si trova nell’universo, secondo la sua natura e costituzione, contribuisce alla formazione dell’universo stesso, col suo agire e con il suo patire, nella stessa maniera in cui ciascuna parte del singolo animale, in ragione della sua naturale costituzione, coopera con l’organismo nel suo intero, rendendo quel servizio che compete al suo ruolo e alla sua funzione. Ogni parte, inoltre, dà del suo e riceve dalle altre, per quanto la sua natura ricettiva lo consenta”. – Plotino

 

15Ago

LE 7 ABITUDINI DELLE PERSONE INFELICI

Basta poco per rendere felice una vita; è tutto dentro di te, nel tuo modo di pensare.” – Marco Aurelio

COSA CI RENDE INFELICI

 

Le circostanze esterne possono certamente rendere la nostra vita complicata, ma un ruolo estremamente importante – spesso decisivo – nel costante tentativo di essere felici è svolto dal nostro pensiero, dai nostri comportamenti, dalle nostre abitudini.

Se sulle circostanze esterne spesso non abbiamo il potere di incidere perché al di fuori della nostra sfera di influenza, il nostro atteggiamento e le nostre abitudini sono invece elementi sui quali abbiamo la possibilità di esercitare un controllo totale.

Ecco degli esempi di alcune delle abitudini quotidiane più distruttive che le persone infelici si creano da sole e che contribuiscono a minare in modo decisivo la loro felicità.

1) TEMONO IL GIUDIZIO DEGLI ALTRI

 Molte persone hanno una preoccupazione costante nei confronti delle opinioni e dei giudizi degli altri al punto che, pur di non prestare il fianco a critiche o commenti negativi, di fatto scelgono di non esporsi, rimangono dietro le quinte e finiscono per vivere un’esistenza estremamente limitata. Ma perché precluderti interessanti esperienze e stimolanti novità solo perché qualcun altro potrebbe fare dei commenti su di te?

  • Come superare questa abitudine

Prendi consapevolezza del fatto che gli altri si preoccupano di ciò che dici e di ciò che fai molto meno di quanto pensi

Rilassati, perché non c’é nessun riflettore puntato su di te.

Cambia prospettiva: invece di pensare costantemente a te stesso e a come gli altri ti percepiscono, concentra la tua attenzione sugli altri e sui loro bisogni. Ascoltali, aiutali. Questo ti aiuterà a incrementare la tua autostima e a limitare la tua visuale egocentrica. 

2) SI COMPLICANO LA VITA 

La vita è spesso già troppo complicata di per sé. Ma altrettanto spesso siamo noi stessi a renderla ancora più complicata di quanto effettivamente non sia, e questo nostro atteggiamento contribuisce in modo decisivo a innalzare i nostri livelli di stress e insoddisfazione. È vero che il mondo è sempre più complesso, ma questo non significa che non puoi iniziare a creare già oggi delle nuove abitudini che rendano la tua vita un poco più semplice. 

  • Come superare questa abitudine

Invece di dedicarti contemporaneamente a mille e più attività tra la frenesia e la confusione, prova a stabilire ogni giorno 2-3 priorità su cui focalizzare la tua attenzione e occupati soltanto di esse. Hai troppe cose che contribuiscono a creare caos e confusione. Inizia a prendere l’abitudine di domandarti con regolarità: “ho usato questa cosa nell’ultimo anno?”. Se la risposta è no, buttala o regalala senza pensarci troppo!

Comunica: non aspettarti che gli altri siano in grado di leggere nella tua mente e di anticipare sempre le tue aspettative. Esprimi ciò che senti, fai domande quando non capisci e non dare nulla per sottinteso o per scontato. Questo ti aiuterà a ridurre al minimo conflitti inutili e incomprensioni.

Disconnettiti: non lasciarti ossessionare dal bisogno di essere costantemente connesso a internet, inviare l’ennesimo sms o rispondere al telefono mentre stai parlando con una persona. Quando ti senti sopraffatto dalle circostanze, in preda allo stress e alla confusione, semplicemente fermati. Siediti comodamente e concentrati sul tuo respiro per alcuni minuti senza fare nulla e senza pensare ad alcunché. 

3) ASSOCIANO LA FELICITÀ ALLA PERFEZIONE 

È forse necessario che la tua vita sia perfetta affinché tu possa ritenerti felice? Se credi che la perfezione sia la premessa indispensabile della felicità, allora con tutta probabilità sei destinato a rimanere deluso dalla verità dei fatti. La felicità non puoi trovarla nella perfezione, quanto piuttosto nella capacità di sapere gestire il mondo di imperfezioni e difetti che contraddistingue te e il mondo che ti circonda.

  • Come superare questa abitudine

“Buono” va benissimo: mirando alla perfezione di solito significa arrovellarsi su un’idea o un’iniziativa e non portarla mai a termine. Ciò che è buono spesso è ciò di cui hai bisogno, senza necessità di arrivare alla perfezione. Questo non significa agire pigramente o non aver cura dei dettagli, ma riconoscere il valore di ciò che già è ben fatto pur non essendo ancora perfetto.

Ogni volta che ti dedichi a un progetto o a un’iniziativa, poniti una scadenza entro cui completarla. Arrivato alla scadenza, considera come completato il lavoro: questo ti aiuterà a liberarti dell’idea che il progetto richieda ancora delle rifiniture forse inutili.

Prendi consapevolezza del fatto che il mito della perfezioni ti costa moltissimo in termini di energie fisiche e mentali. Fai del tuo meglio per fare bene le cose e poi rilassati, senza ossessionarti. Ne guadagnerai in serenità e in qualità della vita e delle relazioni.

 4) VIVONO IN UN MARE DI VOCI NEGATIVE

Nessuno è un’isola. Coloro con i quali socializziamo, ciò che leggiamo, guardiamo e ascoltiamo ha un notevole effetto sul nostro pensiero e sul nostro stato d’animo. Diventa molto più difficile essere felice se ci si lascia trascinare giù dalle voci negative di coloro che sono intorno a noi. Molte voci che sanno guardare l’esistenza soltanto da una prospettiva negativa ci dicono costantemente che la vita è piena di difficoltà, pericoli, limiti e paure. 

  • Come superare questa abitudine

Lo strumento più potente che hai a disposizione è quello di sostituire le voci negative e pessimiste con pensieri e influssi positivi: questo semplice approccio può aprirti un nuovo mondo. Prova allora a trascorrere più tempo con persone positive e solari, ascolta musica e leggi libri che ti ispirino, ti facciano sorridere e pensare alla vita in un modo nuovo.

5) RIMANGONO BLOCCATI NEL PASSATO E SI PREOCCUPANO DEL FUTURO 

Trascorrere molto del tuo tempo con la mente nel passato e rivivere vecchi ricordi dolorosi, conflitti e opportunità, può fare davvero male. Trascorrere molto del tuo tempo con la mente nel futuro preoccupandoti degli scenari peggiori che potrebbero accaderti in salute, in amore e sul lavoro, può fare ancora più male. Non fermarti a cogliere in pieno e ad assaporare il “qui e ora” può farti rinunciare a una miriade di esperienze meravigliose.

  • Come superare questa abitudine

E’ praticamente impossibile non pensare al passato o al futuro. Ed è ovviamente importante saper pianificare il futuro e cercare di imparare dal passato. Ma soffermarsi troppo a lungo sul domani o sullo ieri raramente è di troppo aiuto.

Prova allora, ogni volta che puoi, a vivere semplicemente nel momento presente. Concentrati su quello che stai facendo, qualsiasi cosa tu stia facendo, anche la più banale. Se stai spazzando il pavimento, dedicati esclusivamente a questo, senza pensare ad altro. Se stai parlando con qualcuno, dedicagli la tua completa attenzione, senza distrazioni. E così via…

6) CONFRONTANO LA PROPRIA VITA CON QUELLA DEGLI ALTRI

Un’abitudine quotidiana molto diffusa e allo stesso tempo estremamente distruttiva è quella di confrontare continuamente la propria vita con quella delle altre persone. Si mettono a confronto automobili, case, posti di lavoro, scarpe, denaro, relazioni, popolarità sociale e così via. E così facendo si finisce per annientare la propria autostima e generare una mole significativa di sensazioni negative.

  • Come superare questa abitudine

Prova a sostituire questa abitudine distruttiva con altre due diverse abitudini.

Confrontati con te stesso. Per una volta, lascia stare gli altri e concentrati soltanto su te stesso. Valuta quanto sei cresciuto, cosa hai raggiunto, quali progressi hai compiuto verso il raggiungimento dei tuoi obiettivi. Questa abitudine ha il vantaggio di generare gratitudine, apprezzamento e gentilezza verso te stesso, perché ti offre l’occasione di osservare da dovei sei venuto, gli ostacoli che sei riuscito a superare e tutto ciò che di buono sei stato in grado di compiere.

Sii gentile. Il modo di pensare e di comportarsi verso gli altri riveste un ruolo considerevole su come pensi e come ti comporti verso te stesso. Più giudichi e critichi gli altri, più tenderai a giudicare e a criticare te stesso. Più sarai gentile e disponibile con gli altri, più lo sarai con te stesso. Luca 6:27 “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati”.

Concentrati sulle cose positive presenti in te stesso e nelle persone intorno a te. Apprezza ciò che di positivo c’è in te stesso e negli altri.

7) SI CONCENTRANO SUGLI ASPETTI NEGATIVI DELLA PROPRIA VITA

Focalizzarti costantemente e in modo pressoché esclusivo sugli aspetti negativi di qualsiasi situazione è la via maestra per condurti all’infelicità. E per far crollare il buon umore di coloro che ti sono intorno. Non è uno scenario molto attraente, vero? 

  • Come superare questa abitudine

Il superamento di questa abitudine può essere tutt’altro che agevole. Un approccio molto spesso efficace è quello di liberarsi dal vizio del perfezionismo: accetta che le cose e le situazioni abbiano i loro aspetti positivi e negativi piuttosto che pensare che tutti i dettagli debbano necessariamente essere a posto in modo impeccabile. In questo modo puoi riuscire in modo più agevole a lasciarti scivolare via sia emotivamente che mentalmente ciò che è negativo, invece di soffermarti su di esso e amplificarne la portata.

Un’altra soluzione vincente è semplicemente quella di concentrare i tuoi sforzi e le tue energie sull’essere costruttivo, anziché lasciarti vincere dall’abitudine di lamentarti di ogni dettaglio negativo.

01Ago

COLONNA VERTEBRALE: SCIATICA, ERNIA AL DISCO, SCOLIOSI

Se la tua colonna vertebrale è inflessibile e rigida a 30 anni, sei vecchio; se è completamente flessibile a 60, sei giovane. Pertanto cura la tua colonna vertebrale mantenendola mobile: è di fondamentale importanza. Hai solo una colonna vertebrale: abbine cura”. – Joseph Pilates

LA COLONNA VERTEBRALE

Premessa: questa pagina tratta di un modello eziologico che spiega le cause psichiche delle cosiddette malattie.

Per seguire questo approccio è fondamentale avere dimestichezza con la funzione biologica dei tessuti coinvolti e sapere riconoscere le fasi del processo.

Il mal di schiena, la sciatica, l’ernia discale, la scoliosi, come tutte le condizioni che interessano i tessuti muscolari, cartilaginei e ossei, sono processi condotti dall’innervazione della sostanza bianca, secondo lo schema embrionale del mesoderma recente.

Muscoli, cartilagini e ossa in Fase Attiva fanno necrosi e/o atrofia (senza sintomi), mentre in PCL gonfiano con edemi di riparazione (con sintomi e dolori) e proliferazione cellulare (con eccedenza).

La colonna vertebrale attraversa tutto il busto con funzione di sostegno, ma in base al movimento a cui è preposto, ogni gruppo di vertebre si attiva per affrontare gli ostacoli inaspettati della vita.

Ecco allora che per le cervicali la percezione biologica che attiva la reazione fisiologica è “non sentirsi all’altezza“. Il dolore e i sintomi in quell’area si presentano quindi 1 o massimo 2 ore dopo la precisa percezione di “finalmente c’è l’ho fatta, sono stato all’altezza” in un atto materiale, concreto. Nel caso di sintomi cronici ci si trova, come sempre, in un loop di recidive che mantengono la condizione per lunghi periodi.

L’area della vertebra D1, con muscoli e cartilagini attigui, entra in fase attiva per un sentito di “dover abbassare la testa“. I dolori compaiono quindi dopo “essere riusciti a rialzare la testa“.

L’area delle vertebre D2 e D3 si attiva per il “non riuscire a portare un peso sulla groppa“, sono le vertebre su cui poggia il giogo. I sintomi si manifestano dunque in seguito a “sono riuscito a liberarmi di questo peso da portare“, ovvero ci si è liberati con un atto concreto anche apparentemente piccolo, così i tessuti che erano sotto stress possono iniziare a ripararsi.

L’area delle vertebre dalla D4 alla D8 si attiva con una percezione di “mi sento chiuso dentro“, senza libertà per la mia esistenza (stesso sentito cui fa riferimento frontalmente lo sterno). Un improvviso dolore in quella zona è una soluzione (1-2 ore prima) di “ho ripreso il mio diritto di esistere“. Sintomi cronici o condizioni molto accentuate sono, lo ricordo, situazioni che perdurano in routine continue in cui si è in qualche modo incastrati.

L’area delle vertebre dalla D10 alla L2 corrisponde alla “groppa“, e la reazione in fase attiva avviene quando “qualcuno mi salta in groppa, mi sottomette“. I sintomi compaiono proprio nel momento in cui “non riuscivo a sgropparmi di dosso quella persona, adesso ce l’ho fatta“.

L’area delle vertebre dalla L3 alla L5 fino al Sacro risponde al non sentirsi valido come interlocutore, non ascoltato. Una percezione che si inserisce nel ruolo che una persona ha all’interno della società (lavoro, famiglia): sono le vertebre che permettono alla bestia di ergersi sulle sue zampe posteriori, ergersi di fronte al branco.

Mentre la L4 riguarda una svalutazione più prettamente nel ruolo sessuale “non sentirsi validi come partner sessuale“, la L5/S1 riguarda un “non sentirsi valido come interlocutore“, “non avere voce in capitolo“, per esempio: “non mi ascolta mai, la mia parola non conta niente“.

Un mal di schiena lombare improvviso appare dunque quando “finalmente ho avuto voce in capitolo, sono stato ascoltato“.

L’area del coccige ha a che fare con un sentirsi sottomesso, “non essere riuscito a evitare di prenderla in quel posto“.

La cosiddetta “sciatica” è dovuta nella maggioranza dei casi (analogamente al comune mal di testa), alla compressione dei nervi sciatici da parte degli edemi di riparazione (PCL) dei tessuti nell’area lombo-sacrale, compressione che produce il dolore percepito lungo la gamba, spesso non statico ma come punti dolorosi che si spostano, in base al modo in cui il nervo viene compresso. Se invece il dolore viene percepito su tutta la lunghezza del nervo, è probabile che si tratti di nevralgia, ovvero infiammazione ectodermica del nervo stesso che si manifesta in soluzione PCL di conflitti di separazione.

La comune ernia al disco a livello L5/S1 spesso accompagnata da compressioni al nervo sciatico, è quindi il risultato di lunghi periodi di recidive, situazioni-gabbia all’interno del proprio ambiente (lavoro, famiglia…) in cui ci si sente di “non essere un valido interlocutore, non essere ascoltato, non avere voce in capitolo“.

Come tutti i programmi biologici del neo-encefalo, anche i sintomi della colonna vertebrale seguono le leggi di lateralità, per rapporto a mamma o papà.

La scoliosi (come tutti gli altri spostamenti della spina dorsale) è quindi il risultato di un lungo permanere dell’organismo, durante lo sviluppo, in una posizione in cui le vertebre, le cartilagini o i muscoli necessitano di mantenersi in fase attiva con necrosi e atrofia, in modo più o meno accentuato, in base alle percezioni biologiche che abbiamo elencato sopra.

Siccome il processo avviene, secondo lateralità, su un lato più che sull’altro, muscoli e vertebre si sviluppano in modo diverso creando la curva scoliotica. Di solito la curva ad S denuncia una conflittualità in una area nello scheletro e la curva successiva è la conseguenza compensatoria della prima.

IL DOLORE

Per quanto riguarda il dolore, questo è dovuto:

  • Rispetto alle ossa, allo stiramento del periostio innervato dalla corteccia cerebrale;
  • Allo schiacciamento meccanico dei nervi per i gonfiori;
  • Nei muscoli per diretta conseguenza della trazione degli edemi nei tessuti.

Questo almeno all’inizio, e in una curva bifasica teorica.

Il problema dei tessuti neo-mesodermici è che, successivamente, il conflitto può diventare locale, cioè è lo stesso dolore a creare attenzione e svalutazione, producendo recidive nella zona e spesso prolungando la convalescenza (un approfondimento sui conflitti locali nella monografia LE RECIDIVE).

Da non dimenticare poi il contributo che può portare il “conflitto del profugo” che, aumentando il volume degli edemi nel corpo, aumenta a dismisura anche i dolori.

 

—————————————————————————————————————————————————————————————————————–

Testo tratto dall’articolo di Mauro Sartorio, Fondatore di 5LB Magazine, autore del libro “Noi Siamo Il Nostro Corpo”, vice-presidente di Salute Attiva Onlus, si occupa di sviluppo dell’attenzione corporea.

Un modo di procedere che adotta il grado di dettaglio acquisito dalla Formazione Professionale 5LB, che in sé non è la dimostrazione di qualcosa (non in questo contesto) ma fornisce strumenti precisi per permettere a chiunque di verificare questi fenomeni di persona. Per i principianti sarà necessario leggere almeno la nostra introduzione alle 5 Leggi Biologiche.

Per un dettagliato approfondimento della eziologia 5LB è consigliato lo studio del libro Noi Siamo Il Nostro Corpo, di cui questo testo è un estratto.

 

La colonna vertebrale ha due estremità. L’inizio è il centro sessuale, la fine il sahasrara, il settimo centro in cima alla testa. L’inizio della spina dorsale è collegato alla Terra, e il sesso rappresenta la cosa più terrena in te. Dal primo centro della tua spina dorsale sei in contatto con la natura, con quella che il Shankya ha definito prakriti, la Terra, il materiale. Dall’ultimo centro, o secondo polo, il sahasrara, situato nella testa, sei in contatto con il divino. Questi sono i due poli della tua esistenza”. – Osho Rajineesh

01Ago

LA DIETA MEDITERRANEA

La cosiddetta dieta mediterranea, tradizionale per secoli in Italia, si è dimostrata efficace nel prevenire le malattie cardiovascolari, l’obesità, il diabete e i tumori. Il ritorno a un’alimentazione di tipo mediterraneo ha contribuito alla diminuzione della mortalità per malattie cardiovascolari”. – Prof. Umberto Veronesi

COS’È LA DIETA MEDITERRANEA

Per dieta mediterranea si intende l’insieme degli alimenti che costituiscono la dieta degli abitanti dei paesi che si affacciano sul mare mediterraneo, alimenti prevalentemente di origine vegetale, ortaggi, frutta, cereali e legumi.
Questo tipo di alimentazione è considerata la più efficace per la prevenzione di obesità e malattie cronico degenerative come il diabete, tumori, ipertensione, per cui rappresenterebbe un modello salutare da seguire, poiché un’alimentazione equilibrata unita ad un corretto stile di vita sono la base essenziale per la nostra salute.

L’origine della dieta mediterranea è fatta risalire a circa 10.000 anni fa in medio oriente dove frumento, olio d’oliva e vino costituivano gran parte delle colture di questa terra, a cui successivamente grazie anche agli scambi commerciali, si aggiunsero altre piante e ortaggi che contribuirono progressivamente alla nascita della dieta mediterranea definitiva.

STUDI NEGLI ANNI ’50

Il termine alimentare che sta per “dieta mediterranea” venne invece “ battezzato” negli anni ’50 dallo studioso statunitense Ancel Keys, che richiamò l’attenzione internazionale sui bassi tassi di malattie cardiache in alcune aree del mediterraneo. Questo studioso effettuò numerosi studi per quanto riguarda l’alimentazione dei popoli dell’area mediterranea e asiatica confrontandoli con l’alimentazione dei popoli del Nord Europa e degli Stati Uniti. Infatti le popolazione delle zone mediterranee e di quelle asiatiche presentavano una minore incidenza di malattie cardiovascolari rispetto alle popolazioni del Nord Europa e degli Stati Uniti.

Ancel Keys prese come punto di riferimento le abitudini alimentari degli abitanti di Creta che presentavano un’incidenza particolarmente bassa di malattie cardiache e una più elevata aspettativa di vita, nonostante gli scarsi servizi medici previsti per l’epoca (anni ’50). Sempre negli anni ’50, Keys avviò lo “Studio dei Sette Paesi”, che interessò la Finlandia, l’Olanda, l’Italia, la Jugoslavia, la Grecia, il Giappone e gli Stati Uniti.

Risulta che nelle aree del mediterraneo (tra cui l’Italia e la Grecia) nonostante vi fosse un elevato consumo di grassi, soprattutto olio d’oliva, si godeva di una bassa incidenza di malattie cardiovascolari e si iniziarono a comprendere gli effetti fisiologici e salutistici degli acidi grassi monoinsaturi dell’olio d’oliva. Anche il Giappone, insieme, alle zone dell’area mediterranea, presentò una bassa incidenza di malattie cardiovascolari e presentava una dieta con un basso contenuto di carni e un elevato consumo di pesce (ricco di omega 3) e tè verde (con potere antiossidante). La Finlandia orientale, invece, risultò la zona con il più elevato tasso di malattie cardiovascolari, dovuto alla dieta particolarmente ricca di acidi grassi saturi (carni e grassi solidi).

CRITERI DELLA DIETA MEDITERRANEA

La piramide definitiva alimentare della dieta mediterranea prevede:

  • Consumo mensile di carne rossa;
  • Consumo settimanale di pesce, pollame, uova;
  • Consumo giornaliero di farine grezze e integrali come pane nero, pasta e riso integrale, cereali (orzo, farro, cus cus), legumi, ortaggi, noci, mandorle, frutta, olio d’oliva e vino rosso.

E’ inoltre indicata l’attività fisica quotidiana, lunghe passeggiate all’aria aperta.

PARADOSSO FRANCESE 

Il “paradosso francese” invece riguarda il fatto che i francesi hanno un rischio di malattie cardiache pari ad un quarto di quello degli inglesi e degli scozzesi. Una funzione protettiva è stata associata ad un maggior consumo da parte dei francesi dell’olio d’oliva, del pesce, la frutta, la verdura, il vino rosso, grassi e pochi carboidrati. Questo paradosso (dovuto al Maggiore consumo di grassi e minore presenza di malattie cardiologica) è stato giustificato dal rilevante consumo di vino rosso in cui è presente una grande quantità di polifenoli (tra cui il resveratrolo) che hanno un potere antiossidante e protettivo per il cuore. Molti studi epidemiologici, infatti, hanno dimostrato che un moderato consumo di vino esercita effetti protettivi per quanto riguarda tutte le malattie cardiache.

DIETA MEDITERRANEA OGGI 

In definitiva chi pratica la dieta mediterranea in ogni caso ha risultati davvero sorprendenti, la mortalità per cardiopatia ischemica risulta infatti molto più bassa nel mediterraneo che in altri paesi.

Purtroppo però questo stile di vita e alimentazione è andato via via scomparendo con conseguenze allarmanti e drammatiche, soprattutto per quanto riguarda la malnutrizione, questa è una condizione biologica che si verifica quando gli apporti di energia e nutrienti sono carenti o eccessivi rispetto ai bisogni. La nostra Dieta mediterranea purtroppo va sempre di più americanizzandosi.

Delle antiche regole vigenti negli anni 50 rimane ben poco. La pubblicità dei prodotti alimentari oramai è uno dei principali strumenti di orientamento per il consumo alimentare nel nostro paese, e molto spesso i prodotti reclamizzati non sono idonei per una corretta alimentazione. A farne maggiormente le spese sono i più piccoli in quanto più esposti ai messaggi mediatici soprattutto perché i prodotti più sponsorizzati sono indirizzati a loro, con personaggi accattivanti che reclamano solo gli aspetti positivi di tale prodotto senza minimamente far accenno alle conseguenze negative che un alimentazione scorretta può portare. Attualmente il numero dei bambini obesi in Italia e in forte aumento, proprio in virtù del consumo di tutti questi prodotti spazzatura che sono ben lontani dai prodotti salutari presenti nella nostra antica dieta mediterranea.

DIETA MEDITERRANEA IN ITALIA 

L’Italia rappresenta ancora il prototipo della dieta mediterranea con la sua dieta apparentemente salutare a base di cerali, pasta, legumi, ortaggi, frutta, verdura, olio d’oliva, pane e vino, in effetti questo varrebbe solo per quanto riguarda le regioni del Sud Italia, infatti vi sono ancora oggi delle grosse differenze alimentari tra il nord e il sud. Diciamo che in grandi linee, più andiamo al nord e più ci allontaniamo dal mare e dalla dieta mediterranea; più scendiamo al sud e ci avviciniamo al mare, più ci avviciniamo alla dieta mediterranea.

BREVE VIAGGIO MEDITERRANEO NELLE TRE AREE D’ITALIA 

LIGURIA

Il nostro viaggio nella cucina dell’Italia settentrionale inizia dalla Liguria: una striscia di terra, costretta tra i monti e il mare, la cui cucina esprime il naturale connubio tra queste due anime del suo territorio. Possiamo affermare che il pesce e le erbe sono alla base della gastronomia ligure. Emblema assoluto ne è forse il pesto (fatto di olio di oliva e basilico con pinoli o nocciole) un vero concentrato di antiossidanti. Viene usato sia come salsa per condire la pasta, sia aggiunto ai minestroni di verdure.

In apparenza povera, perché fatta di alimenti semplici e comuni, la cucina ligure ha saputo arricchirsi di usi culinari esterni, grazie anche all’importanza di Genova nel passato. L’uso del baccalà, ad esempio, presenta grandissime quantità di omega 3.

PIEMONTE

Risalendo verso nord ci addentriamo in una cucina italiana più vicina a quella francese: quella piemontese. In essa, infatti, è notevole l’impiego del burro e del lardo, il consumo di verdure crude, la grande varietà di formaggi e l’uso diffuso del tartufo e dell’aglio. La cucina di questa regione presenta forti radici contadine ma, allo stesso tempo, suppone un’alta valorizzazione dei propri prodotti e risente degli influssi della cucina europea. Un altro alimento distintivo è il riso, coltivato nella provincia di Vercelli, detta “la risaia d’Italia”.

LOMBARDIA

Entriamo in Lombardia: questo vasto territorio mette in comune gastronomie di province molto diverse tra loro che presentano un denominatore comune: il pesce d’acqua dolce, il latte, i formaggi e il burro, la carne bovina e suina, il riso e il mais. La cucina lombarda è la cucina dei bolliti e degli stufati, degli intingoli adatti ad accompagnarsi alla polenta, del riso, delle paste ripiene, del burro e del lardo. Come si può ben capire, un po’ troppo contaminata dalla cucina del nord Europa.

EMILIA ROMAGNA

La cucina di Romagna, è assai più povera e semplice. La povertà di questa cucina è stata condizionata dalla presenza di piccole signorie instabili, con corti e mense di non forte lustro e poi dal lungo dominio dello Stato della Chiesa. I caratteri della cucina romagnola sono molto semplici e contadini; l’apporto della cultura marinara è di scarso peso e si estende unicamente nella zona costiera. La cultura gastronomica del pesce, seppur ristretta alla fascia costiera, è fondamentale in questa regione. Il vertice della cucina di mare di Romagna è infatti rappresentato dal cosiddetto brodetto.

ITALIA CENTRALE 

Definire l’Italia Centrale in due parole di tecnica gastronomica non è certo facile, le tradizioni culinarie delle quattro regioni che la compongono sono troppo diverse e senz’altro legate alle radici storiche e ai popoli che le abitarono: gli Umbri, gli Etruschi, i Romani e gli Ebrei. Eppure se volessimo riassumere in due aggettivi l’essenza di questa cucina, questi sarebbero sicuramente: semplice e sublime. In effetti, la Toscana, le Marche, l’Umbria e il Lazio condividono il segreto di una cucina popolare che esalta il sapore dei singoli ingredienti, pochi, spesso poveri, ma sempre di notevole qualità. Una cucina che si serve sapientemente dei prodotti a sua disposizione senza sprecare nulla.

TOSCANA 

La cucina toscana è sobria, genuina e raffinata. Sfrutta abilmente quanto le offre il territorio: pesci e frutti di mare sulla costa tirrenica, carni, uova, ortaggi (con il cavolo nero in testa) e legumi secchi (prevalgono i fagioli), nell’entroterra; castagne, funghi e patate nei pressi delle Alpi e dell’Appennino. L’alimento fondamentale è senza dubbio il pane, rigorosamente senza sale, un tempo troppo costoso, che è alla base di numerosissime ricette toscane come: la panzanella, la pappa al pomodoro, l’acquacotta e la ribollita. Altri rinomati piatti toscani sono il cacciucco, gustosissima zuppa a base di pesce e molluschi; ed infine la famosa bistecca alla fiorentina, la bistecca italiana per eccellenza, preparata con la carne chianina.

MARCHE

Le Marche rappresentano un punto di incontro tra la gastronomia settentrionale e quella meridionale. Cucina elaborata e raffinata, nella zona costiera punta su pesce e frutti di mare, cotti allo spiedo o nel tradizionale brodetto; nell’entroterra invece il principale ingrediente è la carne, di maiale e di cinghiale, dalla quale si ottiene un eccellente prosciutto da gustare in tocchetti e la famosa porchetta che i marchigiani ritengono una loro invenzione. Da non dimenticare le olive ascolane, simbolo gastronomico di Ascoli Piceno; i vincisgrassi maceratesi; lo stoccafisso in potacchio e le lumachelle all’urbinate.

UMBRIA 

I piatti della cucina umbra sono semplici e naturali, quasi monastici: i prodotti, sempre rigorosamente di stagione, vengono lessati o arrostiti, aromatizzati con un olio extravergine d’oliva leggero e saporito, verde come i boschi umbri e sicuramente uno dei migliori d’Italia. Fonte infinita di delizie gastronomiche, l’Umbria offre prodotti pregiati: protagonista indiscusso è il tartufo nero di Norcia, ingrediente di molti primi piatti della zona. Un posto altrettanto importante occupano le carni, di maiali e cinghiali che si nutrono di ghiande, mais e grano, sapientemente trasformate in salumi dai macellai di Norcia, considerati da molti i migliori del mestiere. Altri prodotti di rilievo sono le patate, i formaggi, le lenticchie di Castelluccio da Norcia, tanto tenere da non necessitare l’ammollo previsto per i legumi; il farro della Valnerina.

LAZIO 

Il Lazio segna la frontiera tra la ricchezza gastronomica del Nord e la cucina povera del Sud. La cucina laziale è rappresentata quasi esclusivamente dalla cucina romana, nella quale convergono tutte le specialità di zone confinanti e le tradizioni culinarie della regione, divenendo così un ricco riassunto di una gastronomia varia e di estrazione popolare. La cucina laziale nasce dal connubio fra la raffinata cucina ebraica e quella sorta intorno ai mattatoi che ha come protagonisti frattaglie, guanciali ed altri scarti.

ABRUZZO 

Il nostro viaggio nella cucina dell’Italia centrale termina con la cucina dell’Abruzzo e del Molise. La cucina abruzzese è una cucina dai sapori forti e robusti. Assai diffuso è l’uso dello zafferano che è alla base di molti piatti abruzzesi. Famosi, in tutta la regione, sono i maccheroni alla chitarra, conditi con un ragù di maiale e coniglio. L’agnello è alla base dei cosiddetti arrosticini, degli spiedini la cui cottura avviene su di un bracere dalla caratteristica forma allungata. L’Abruzzo è stato tradizionalmente una terra di pastori.

Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all’Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti”. – D’Annunzio

MOLISE

Il Molise è la più piccola regione italiana dopo la Valle d’Aosta. Storicamente annesso all’Abruzzo, presenta attualmente una cucina molto simile a quella della regione vicina. Il suo territorio è caratterizzato da una vasta area montuosa e da una piccola striscia situata sulla costa adriatica. Questo aspetto territoriale si riflette anche all’interno della cucina molisana in cui domina la cultura del maiale. Sul breve tratto di mare domina la cucina marinara fatta di zuppe, minestre e risotti.

CAMPANIA

L’annessione di Napoli al Piemonte, ovvero i primi passi verso l’Unità d’Italia, fu celebrata da Camillo Benso, conte di Cavour con una manciata di pasta: “I maccheroni sono cotti e noi li mangeremo. Nonostante le differenze tra Nord e Sud, la pasta fa da trade union nel Belpaese, che, indubbiamente, anche dal punto di vista gastronomico, riflette una travagliata storia nazionale che contempla commistioni e conoscenze trasmesse da regione a regione e da città a città.

Il rapporto città e campagna, e ancor più tra ceti sociali diversi, è raffigurato nei piatti dell’arte culinaria. Spesso sono le città che vengono identificate con alcuni cibi, ma, in realtà, è dalla campagna che arrivano le specialità. Probabilmente perché i cuochi provenivano dai ceti più umili e servivano nelle case dei ricchi, portando con sé una tradizione alimentare essenziale su cui avevano la possibilità di innestare l’abbondanza degli alimenti che erano finalmente largamente disponibili.

Gastronomicamente Italia vuol dire pasta, gelato, e pizza, antichissimi ma da sempre di successo. La pizza, vero emblema nazionale è, in realtà, un piatto povero, nato a Napoli durante una terribile carestia. Quando si parla di gastronomia dell’Italia meridionale si ritrovano delle costanti in tutte le regioni, e, spesso, la cucina campana, rappresenta un punto di riferimento. Probabilmente per ragioni storiche, vincolate alle carestie e alla povertà, il cibo è per i meridionali una vera e propria fissa, spesso la principale paura è proprio quella di rimanere a digiuno. Perciò il mangiare, come momento di condivisione, rappresenta molto di più che il semplice nutrirsi.

Napoli, è rappresentata da Pulcinella, maschera napoletana durante l’epoca della Commedia dell’Arte. Il servo che ama mangiare ed è sempre alla continua ricerca di cibo, visto che avverte incessantemente un gran bisogno di sfamarsi. In alcuni film, poi, la pasta, ed in particolare, gli spaghetti sono stati spesso protagonisti di scena, sia sulla tavola dei ricchi che alla mensa misera dei poveri: cibo come realismo e specchio della vita quotidiana, cibo come icona dell’identità nazionale o come icona d’identità familiare. È indimenticabile Totò nell’opera di Scarpetta, nel film “Miseria e nobiltà” (1954), che danza sul tavolo assieme a Peppino De Filippo: i due mangiano con ingordigia afferrando e ficcandosi gli spaghetti un po’ ovunque, in bocca, nelle tasche dei pantaloni…

Di Napoli è anche Sophia Loren che nella sua produzione televisiva e cinematografica ama ostentare questa sua passione per il cibo. Addirittura la Loren è stata battezzata, dalla critica cinematografica, pizzaiola, poiché impersonò una sanguigna e prosperosa pizzaiola nel film a episodi “L’oro di Napoli” diretto da Vittorio De Sica.

Ingrediente fondamentale della pizza è il pomodoro. In realtà sin dal ‘600 si trovano le ricette delle pizzelle, dischi di pasta di pane, fritti, con condimenti assortiti. Ma bisogna aspettare verso la fine del ‘700, con l’arrivo in tavola del pomodoro per avere la pizza contemporanea. Le prime versioni di pizza con il pomodoro vengono condite con aglio e olio a crudo, o mozzarella e acciughe salate, e mantengono la classica chiusura “a pacchetto”, tipica del calzone.

La pizza Margherita, mostra i colori della bandiera nazionale, con mozzarella, pomodoro e basilico. L’entusiasmo della regina nei confronti della versione “patriottica” portò il pizzaiolo partenopeo ad un scelta storica: la pizza con mozzarella, pomodoro e basilico si sarebbe chiamata proprio come la regina.

È evidente che, quando si parla di gastronomia, a Napoli, il principe della cucina campana è il pomodoro, ingrediente principale per la pizza ma anche per il ragù, “o rraù” piatto tipico domenicale e base per altre pietanze altrettanto saporite, come ad esempio la tipica lasagna. È molto di più della semplice carne ca’ pummarola, come recita la poesia di Eduardo De Filippo, che veniva cotto su di una fornacella a carbone e doveva cuocere per almeno sei ore. Attualmente si usa chiamare ragù un sugo di pomodoro nel quale si è cotta della carne.

Ecco la poesia di Eduardo De Filippo che rende omaggio al ragù napoletano:

‘O ‘rraù
(Il ragù)

‘O rraù ca me piace a me
(Il ragù che piace a me)
M’ ‘o ffaceva sulo mammà
(Ma lo faceva solo mia mamma)
A che m’aggio spusato a te
(Da quando mi sono sposato con te)
Ne parlammo pè ne parlà
(Ne parliamo solo pour parlair)
Io nun songo difficultuso
(Io non sono difficile)
Ma luvàmmel’ ‘a miezo st’uso
(Ma è meglio che togliamo quest’abitudine)
Sì,va buono: cumme vuò tu
(Sì, va bene, come vuoi tu)
Mò ce avéssem’ appiccecà?
(Non è mica il caso di litigare?)
Tu che dice? Chest’ ‘è rraù?
(Tu che dici? Che questo è ragù?)
E io m’ ‘o mmagno pè m’ ‘o mangià
(Ed io lo mangio solo per mangiare)
M’ ‘ a faja dicere na parola?
(Posso dire giusto una parola?)
Chesta è carne c’ ‘ a pummarola
(Questa è carne con il pomodoro)

BASILICATA

Scendendo verso il Sud ed addentrandoci nelle montagne, incontriamo la Basilicata, terra molto ricca di tradizioni culinarie. La gastronomia lucana non appartiene ai riferimenti culturali, ma, senza alcun dubbio, la cucina lucana è tradizionalmente una sapiente unione di prodotti semplici e genuini, lontana dalle sofisticate elaborazioni della cucina moderna. Basti pensare che nella preparazione dei piatti è contemplato il solo uso dell’olio di oliva, mentre il burro, il burrino, è usato come formaggio.

PUGLIA

Proseguendo verso la costa adriatica, con il paesaggio punteggiato a perdita d’occhio dagli ulivi, lambito da 784 chilometri di costa e dominato dai rilievi calcarei delle Murge, la Puglia è il luogo dove le tradizioni della civiltà contadina si fondono e si confondono con il fascino del mare, in un’osmosi di idee, usi e tradizioni. La Puglia è il crocevia marittimo e terrestre fra oriente e occidente, la terra delle mille chiese, delle cattedrali romaniche, dei castelli federiciani e delle grotte. Anche la cucina pugliese è semplice, legata soprattutto al lavoro della terra, che non conosce gli apporti delle corti, ma ha elaborato piatti tipici dai molti sapori e profumi. Quattro i cardini di questa gastronomia: olio, grano, verdure e pesce. Dalla fascia costiera adriatica, tutta ammantata di stupendi oliveti, si ricava quell’olio che ha un posto d’onore in cucina e che rappresenta circa un terzo della produzione complessiva italiana. Nella pianura del Tavoliere si coltiva il grano duro, all’origine di innumerevoli tipi di pasta e del celebre pane pugliese, scuro e saporito. Molto diffuse e di qualità pregiata sono le produzioni ortofrutticole, alla base di piatti originalissimi, elaborati comunque in tutte le province senza differenze sostanziali.

Nella regione coesistono tre diversi modi di mangiare, probabilmente risalenti all’assetto dato alla Puglia da Federico II che, nel 1222, distinse la terra di Bari dalla Capitanata e dalla terra d’Otranto. Sono gli albori di quelle che saranno le attuali province di Foggia, Bari e Lecce. Le tre cucine presentano gli stessi piatti ma ognuna tende a differenziarsi secondo la propria tradizione. Farinacei, olio e vino costituiscono i tre pilastri dell’alimentazione popolare pugliese. Dal biondo grano di Puglia, la via della pasta si snoda tra produzione industriale e attività artigianale di pastifici e massaie. Ai vari tipi di pasta corrisponde una nutrita varietà di condimenti che si alternano nel menù domestico settimanale secondo un calendario quasi rituale. Le paste casarecce, ovvero fatte a mano, sono condite soprattutto con le verdure: pasta e cime di broccoli, pasta e cavoli, maccheroni e melanzane, pasta e purea di fave, spaghetti e cicoria.

CALABRIA

Costante della gastronomia dell’Italia meridionale è una tavola, certo non raffinata o ricca d’ingredienti. Questo vale anche per la Calabria, regione aspra, caratterizzata da un’atavica povertà, lontana dai grossi centri culturali e vessata per secoli da un’economia di tipo feudale che l’ha impoverita di risorse. Protesa al centro del Mediterraneo, lambita da due mari, la Calabria nelle sue coltivazioni ha raccolto e metabolizzato influenze dell’Est come dell’Ovest: alcune coltivazioni furono trapiantate sul suolo di quella che si chiamava Enotria dai coloni greci, fondatori di una civiltà di cui si sente ancora l’orgoglio. La tavola che caratterizza la regione è robusta, fatta di sapori intensi, di piatti antichissimi e di aromi violenti. Le verdure sono, da sempre, protagoniste e, insieme alla pasta e a tutti i derivati del maiale, costituiscono la base della cucina locale. Regina delle verdure è la melanzana, visto che il terreno calabrese, povero di acque, di natura silicea e scarsissimo di calcio, è adatto a questa solanacea, perché consente la maturazione di un complesso di sostanze aromatiche che danno alla polpa un sapore ottimo. Nella regione si conoscono un’infinità di modi di cucinare le melanzane: in agrodolce, in scapece, ripiene, fritte con pomodori e uova, ecc., talvolta arrivano in tavola irriconoscibili. Altre verdure onnipresenti sono i pomodori, i peperoni e le cipolle dalla caratteristica buccia rosso-violacea, di polpa dolce e carnosa, dai bei colori vividi, sono ornamento della tavola nelle più svariate preparazioni. A questi ingredienti si aggiunge, sulla costa, il pesce. La pesca ha una più lunga tradizione sullo Stretto e a Reggio, dove si cattura fra l’altro il pesce spada.

SICILIA 

Parlare di cucina siciliana significa intraprendere un viaggio nella storia dell’isola, attraverso le diverse civiltà che si sono avvicendate nella dominazione della Sicilia e che hanno lasciato, anche dal punto di vista gastronomico, una forte eredità. Troviamo, dunque, influenze della civiltà greca soprattutto per la cottura alla griglia, l’uso dell’origano, dell’aglio e delle olive. Molto più forte è stata l’influenza degli arabi. Sotto la dominazione araba, la Sicilia visse un periodo di grande sviluppo anche nella cultura culinaria. Il commercio marittimo e l’agricoltura introdussero nuove coltivazioni come la canna da zucchero, il riso, gli agrumi e la frutta secca. La Sicilia è la terra dell’olio, che si usa per cucinare e per condire, delle erbe aromatiche e della frutta secca. Un posto di rilevo occupa la cosiddetta gastronomia da strada: la tradizione è ricca di preparazioni veloci, poco costose ed in vendita in bancarelle o chioschi che di solito si trovano accanto ai grandi mercati dove si possono gustare pane e panelle, pane con la milza e gli arancini. Fondamentali nella cucina siciliana sono la pasta, i legumi (fave, lenticchie, farro, ceci) e le verdure. In provincia di Trapani è molto diffuso il cuscus, preparato con la semola di grano duro. Celeberrima è la caponata di verdure, composta da diversi ortaggi soffritti, fra i quali fa spicco la melanzana, in olio e poi conditi con aceto ed arricchiti con olive, capperi e acciughe. Tra i piatti a base di pesce ricordiamo il pescespada, e le sarde a beccafico. Per i piatti a base di carne, molto gustoso è il falsomagro, un vitello magro ricoperto da uova sode affettate, formaggio, salsiccia sbriciolata e prosciutto.

SARDEGNA

Il nostro viaggio attraverso la cucina mediterranea italiana termina in Sardegna, una terra che è rimasta per lunghissimi secoli chiusa nella sua civiltà antica. Prima del boom del turismo, l’agricoltura e la pastorizia sono stati i fondamenti dell’economia sarda. La cucina sarda, si basa, su ingredienti molto semplici derivati dalla tradizione pastorale e contadina e dalla tradizione marinara lungo le coste. Gli spagnoli e i genovesi, che dominarono in periodi diversi la Sardegna, lasciarono anche nella cucina la loro impronta; la cassola, specialità della zona di Cagliari, è una zuppa di pesce di derivazione spagnola. Molto interessante è l’uso della bottarga: delle uova di tonno o di muggine, salate e fatte seccare sotto la pressione di pesi destinati a disidratarle. Si mangia a fette sottili con pomodori in insalata oppure, con l’olio, come condimento della pasta. La cucina di terra offre al viaggiatore delle fantastiche carni arrostite, il pane, i latticini, il miele, i salumi, le verdure. E’ una cucina aromatizzata da erbe e legna odorosa, fatta di sapori decisi. Famosi sono i prosciutti di cinghiale e le salsicce di Irgoli.

CONTAMINAZIONE MODERNA

In definitiva la cucina mediterranea italiana quella per cui negli anni 50 l’Italia divenne l’emblema della buona salute, ha subito tutte le contaminazione sia storiche che culturali moderne arrivate dalla tv e dal web. Solo in alcuni posti, quelli più vicino al mare, quelli più poveri e quelli meno contaminati, conservano tutte le peculiarità del buon mangiare italiano. Oggi per stare meglio, si dovrebbe quindi semplicemente ritornare alle origini, cioè mettere in pratica le fondamentali regole per cui la dieta mediterranea è nata.

In definitiva, ad un uomo adulto occorrerebbero ogni giorno circa 2500 calorie di cui il 60% dovrebbe provenire da carboidrati, il 25% da lipidi e solo il 15% da proteine.

Quindi :

  • Maggiore consumo di proteine vegetali rispetto a quelle animali (più legumi e meno carne rossa);
  • Riduzione dei grassi saturi a favore di quelli vegetali insaturi (meno formaggi, burro e più olio di oliva, mandorle e noci);
  • Riduzione della quota calorica globale;
  • Aumento dei carboidrati complessi integrali e con basso indice glicemico (cioè i carboidrati che non fanno salire molto la glicemia e quindi l’insulina, quest’ultima responsabile di patologie e dell’ingrassamento) a sfavore di quelli semplici (molto iperglicemizzanti e dannosi per l’organismo);
  • Elevata introduzione di fibra alimentare;
  • Riduzione del colesterolo;
  • Il consumo di carne bianca è prevalente rispetto a quella rossa, ed è comunque limitato a una o due volte la settimana.

Come si può ben vedere, la dieta mediterranea prevede quindi una drastica riduzione del consumo di: insaccati, super alcolici, zucchero bianco, burro, formaggi grassi, maionese, sale bianco, margarina, carne bovina e suina (specie i tagli grassi), bibite come coca cola ecc., strutto e caffè (cioè di tutti quei cibi di cui oggi sono pieni le nostre dispense e le nostre pubblicità).

VADEMECUM DELL’ALIMENTAZIONE MEDITERRANEA

  • Bevi ogni giorno acqua in abbondanza;
  • Fai sempre una sana prima colazione ed evita di saltare i pasti;
  • Consuma almeno 2 porzioni di frutta e 2 porzioni di verdura ogni giorno;
  • In una Dieta equilibrata i cereali integrali (pane, pasta, riso ecc.) devono essere consumati quotidianamente;
  • Mangia pesce almeno 2 volte alla settimana (fresco o surgelato);
  • Ricordati che i legumi forniscono proteine di buona qualità e fibre;
  • Limita il consumo di grassi, soprattutto quelli di origine animale, privilegiando l’olio extravergine di oliva;
  • Non eccedere nel consumo di sale;
  • Limita il consumo di dolci e di bevande caloriche nel corso della giornata.

E…… vivi cent’anni!

L’olio d’oliva è indubbiamente importante, tuttavia l’alimentazione mediterranea offre una sorprendente varietà di abitudini salva-cuore. Purtroppo, anche in Italia, la dieta tende ad appiattirsi su modelli prettamente occidentali, avvicinandosi progressivamente a quella seguita dagli americani”. – Jean Carper

01Ago

TRIGLICERIDI ALTI E IPERTRIGLICERIDEMIA

Per abbassare i trigliceridi bisogna cambiare lo stile alimentare non lo stile di vita, perché non siamo debilitati o malati. Preveniamo!” – Dott. Nicola Villano

COSA SONO I TRIGLICERIDI?

Il trigliceride è una molecola chimica composta da uno zucchero e da tre acidi grassi, e svolge nel nostro organismo funzioni di riserva energetica ma si trova anche circolante nel sangue. I trigliceridi vengono formati dai grassi alimentari che noi assumiamo con la dieta e vanno così a costituire le nostre riserve energetiche, da cui il nostro organismo può attingere ogni volta che ne necessita. Per quanto riguarda invece i trigliceridi che si trovano liberi nel sangue, la quantità massima considerata nella norma è meno di 200 milligrammi per decilitro di sangue, ma è bene tenere i propri trigliceridi al di sotto dei 150 milligrammi per decilitro di sangue per ritenersi completamente fuori da tale rischio. Un alto tasso di trigliceridi è forse uno tra i fattori di rischio più importanti per ictus e malattie cardiache, infatti, uno studio recente ha dimostrato che se anche un individuo ha il colesterolo basso, avere i trigliceridi alti gli da due probabilità su tre di avere ictus o malattie cardiovascolari. Inoltre i trigliceridi possono essere indicativi per diagnosticare il diabete o una forte sensibilità ai carboidrati semplici.

IPERTRIGLICERIDEMIA

Si parla di Ipertrigliceridemia tutte le volte che le analisi ematiche evidenziano valori di trigliceridi alti, cioè superiori ai 200 mg/dL. I Trigliceridi alti sono un marker tipico della cosiddetta sindrome metabolica, una condizione clinica in cui la contemporanea presenza di almeno tre dei seguenti fattori di rischio (ipertensione, Ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, obesità addominale, iperglicemia a digiuno) aumenta significativamente le probabilità di subire un incidente cardiovascolare.

L’ipertrigliceridemia è comunemente associata a fattori quali un eccessivo consumo di alcol, uso di estro-progestinici (inclusa la pillola anticoncezionale), diabete scompensato ed ipotiroidismo. Anche gli eccessi calorici, in particolare se dovuti alla massiccia ingestione di zuccheri semplici, aumentano i valori ematici di trigliceridi; ricordiamo infatti che gli zuccheri – al contrario dei lipidi – non hanno un sistema di immagazzinamento efficace. Per questo motivo, quando sono assunti in eccesso, vengono trasformati in trigliceridi nel fegato. Se i valori di trigliceridi diventano particolarmente alti (> 1000 mg/dl) vi è un rischio elevato di crisi dolorose addominali, pancreatiti acute e xantoma (degenerazione della pelle, che assume un colore giallastro per l’accumulo di lipidi); tra le cause di origine, in questi casi, rientrano necessariamente fattori genetici (ipertrigliceridemia familiare, iperlipidemia combinata familiare, disbetalipoproteinemia familiare o ipertrigliceridemia familiare).

SE I TRIGLICERIDI SONO ALTI È MOLTO IMPORTANTE:

  • correggere sovrappeso e obesità.
  • Ridurre, meglio evitare, l’alcol.
  • Ridurre il consumo gli zuccheri semplici (dolci, frutta disidrata e frutta zuccherina, come fichi, banane, uva, mandarini e cachi).
  • Limitare l’apporto calorico, evitando le abbuffate.
  • Consumare pesce almeno 2-3 volte a settimana; in altrettante occasioni sostituire la carne con i legumi.
  • Limitare il consumo di cibi ricchi di grassi saturi (contenuti soprattutto nei latticini e nella carne grassa), sostituendoli con quelli ricchi di acidi grassi monoinsaturi ed in particolare di acido oleico (olio di oliva, frutta secca ed oli vegetali in genere).
  • Ridurre, meglio evitare, i grassi idrogenati (contenuti nella margarina ed in molte pastine, snack e prodotti da forno confezionati).
  • Mantenere elevato il consumo di alimenti ricchi di antiossidanti.
  • Se nonostante l’adozione di queste norme comportamentali, le analisi ematiche continuano a mostrare valori di trigliceridi alti, il medico può intervenire prescrivendo medicinali specifici.

ALIMENTI CONSIGLIATI E VIETATI PER ABBASSARE I TRIGLICERIDI:

  • Diminuire l’apporto di zuccheri: caramelle, biscotti, crostate, dolci, gelati, succhi di frutta, questo perché lo zucchero è uno dei principali fattori che fanno incrementare il tasso di trigliceridi nel sangue, quindi bisogna diminuire la quantità di cibi ad alto indice glicemico (cioè ad alto contenuto di zuccheri);
  • Diminuire o eliminare del tutto l’alcool: l’alcool è un alimento che non apporta nessun nutriente al nostro organismo sebbene invece apporti una notevole quantità di energia proprio perché è costituito quasi esclusivamente di zuccheri, che come abbiamo detto sono da diminuire, quindi anche solo una piccola quantità di alcool può far salire i trigliceridi senza distinzione tra vino, birra o altri tipi di alcool;
  • Diminuire l’apporto di carboidrati raffinati, poiché questo tipo di carboidrati contengono un’elevata quantità di zuccheri semplici. Tuttavia non è salutare seguire diete a basso contenuto di carboidrati, poiché questi sono la principale fonte di energia per il nostro corpo, per cui è opportuno sostituire quelli a più alto indice glicemico con quelli a più basso, cioè sostituire la pasta e il pane fatti dalla farina bianca con la pasta di grano intero, utilizzare riso e altri cereali come la quinoa, l’orzo, l’avena e il miglio; e inoltre è molto importante diminuire lentamente le quantità di carboidrati nella dieta;
  • Sostituire la frittura con la cottura al forno;
  • Seguire una dieta a basso contenuto di grassi saturi, preferendo olio d’oliva, olio di noci, olio di semi di lino, crusca di riso anziché utilizzare burro, strutto, panna, margarina;
  • Evitare carni altamente grasse, hot dog, snack, pelle di pollame e salse da condimento;
  • Evitare tutti gli alimenti che contengono oli vegetali idrogenati o acidi grassi idrogenati;
  • Aumentare l’apporto di cibi ricchi di fibre, ad esempio fagioli, cereali integrali, semi di zucca, crusca di riso, crusca d’avena, è però opportuno aumentare l’apporto di fibra alimentare lentamente per prevenire qualsiasi disturbo intestinale;
  • Se si fuma o si beve, è meglio smettere;
  • Ridurre la calorie assunte con i grassi fino al venti per cento del fabbisogno giornaliero;
  • Mangiare più verdure;
  • Scegliere cibi ad alto contenuto di proteine, sostituendo però la carne rossa con fonti di proteine a basso contenuto di grassi, come la carne bianca e le proteine vegetali come i piselli, i prodotti di soia e i fagioli secchi; • Bere molta acqua per aiutare il sistema digerente a smaltire le fibre e le proteine;
  • Mangiare carni di pesce almeno tre volte alla settimana, in quanto nei pesci come il salmone, le trote, il tonno, gli sgombri, le sardine, sono state trovate notevoli quantità di omega3, che delle molecole importantissime per diminuire i trigliceridi in eccesso; inoltre gli omega tre sono contenuti anche negli oli di pesce ed è stato dimostrato che essi hanno una notevole influenza positiva su altri parametri del nostro organismo, come per esempio aiutano a ridurre in modo naturale il battito cardiaco irregolare, la coagulazione del sangue, l’indurimento delle arterie, il colesterolo e la pressione sanguigna;
  • Praticare esercizio fisico, in quanto questo aiuta a bruciare i trigliceridi liberi nel sangue, essendo questi fonte di energia, e aumenta il colesterolo buono.

CONSIDERAZIONI SUGLI ALIMENTI PER ABBASSARE I TRIGLICERIDI 

Questi consigli sembrano troppi per essere ricordati tutti, ma in realtà seguire una dieta specifica per abbassare i trigliceridi è molto semplice, non costa e migliora notevolmente il nostro stato di salute, basta capire che mangiando i cibi giusti non è poi così impossibile tenere a bada i trigliceridi, e poi è molto importante non commettere quel grave errore di seguire delle diete povere di nutrienti, perché nessuna dieta può essere definita salutare se essa comprende fame e privazione di cibo, e non c’è bisogno di escludere nessun gruppo di cibi: al nostro corpo servono i carboidrati, le proteine, gli zuccheri, le vitamine, tutto, purché non in quantità eccessive, ecco perché non possiamo eliminare niente di ciò che mangiamo, ma possiamo sostituirli con altri alimenti dello stesso gruppo alimentare, che però hanno un basso contenuto di zuccheri e grassi. Ed anche se dovessimo trovarci ad una cena, in un ristorante, ad una cerimonia, non per forza dobbiamo privarci di tutto ciò che è condito con oli o salse, possiamo ad esempio chiedere che i condimenti ci siano messi al lato e tutto è risolto!

01Ago

GONFIORE ADDOMINALE

Siamo gonfi non siamo grassi”. – Nicola Sorrentino

CAUSE DELLA PANCIA GONFIA 

 

Una vera e propria patologia che consiste essenzialmente nell’assorbimento inappropriato di aria assieme ai cibi e alle bevande ingerite (aerofagia), e soprattutto nelle fermentazioni intestinali degli zuccheri o nella putrefazione-fermentazione intestinale delle proteine e degli zuccheri (meteorismo).

COSA E’ IL METEORISMO

Può capitare che in alcuni momenti della giornata, specie dopo pranzo, si avverta una certa tensione dovuta alla presenza di gas nell’addome. In questi casi più che di pancia gonfia si preferisce parlare di meteorismo, ovvero di un eccesso di gas intestinale che causa spasmo e distensione dell’addome. Questo gonfiore può variare durante la giornata ed è molto sensibile al tipo e alla quantità di alimenti assunti con la dieta.

Nel nostro intestino, in condizioni normali, sono presenti circa 100-150 ml di aria con variazioni individuali da 30 a 200 ml. I gas più comuni sono l’azoto, l’ossigeno, l’idrogeno, il monossido di carbonio ed il metano. Diversi processi intervengono nel regolare la quantità di aria presente nell’apparato digerente. Le pareti intestinali hanno, per esempio, la capacità di riassorbire l’aria prodotta che viene poi immessa nel sangue ed eliminata con la respirazione. Eruttazione e flatulenza vengono in soccorso quando c’è un’eccessiva produzione di gas e l’intestino non riesce a smaltirla da solo.

LE CATTIVE ABITUDINI CHE PORTANO AL METEORISMO

  • Eccessiva deglutizione di aria, generalmente seguita da eruttazioni rumorose. Questo può avere anche una base patologica (reflusso gastroesofageo, ernia iatale, angina pectoris, dispepsia, ulcera peptica) oltre che comportamentale (fumo e cattive abitudini dietetiche, come l’ingestione affrettata di alimenti o bevande, soprattutto gassate).
  • Bere durante i pasti, usanza diffusissima ma sbagliata. Anche le bevande innocenti come l’acqua naturale diluiscono ed inattivano i succhi gastrici, prolungando e compromettendo la digestione.
  • Le bevande gassate e dolcificate provocano aerofagia per la presenza di gas e zucchero.
  • Le bevande alcoliche e le bevande nervine, oltre che causare vari danni collaterali, spingono i cibi verso il colon, impedendo la corretta assimilazione nella parte alta dell’intestino tenue.
  • Alimentarsi in situazioni di inappetenza, di fretta, di tensione, di nervosismo.
  • Mangiare molti latticini che intasano di colla caseinica i villi intestinali.
  • Mangiare patate fritte, cipolle fritte ma anche merendine, dolciumi e stuzzichini vari che peggiorano molto la fermentazione e quindi la produzione di aria.

METEORISMO E CONTAMINAZIONE BATTERICA DELL’INTESTINO TENUE

Per tutte queste cattive abitudini alimentari, i microrganismi che popolano in genere il COLON possono aumentare andando a contaminare l’intestino TENUE dove accelerano i fenomeni putrefattivi e fermentativi. I risultati di questi processi sono il gonfiore addominale e la comparsa di disturbi dell’alvo (diarrea alternata a stitichezza).

La costipazione e la stitichezza, sono la matrice di tutte le maggiori malattie umane, ed anche a situazioni di disbiosi intestinale, dove le colonie batteriche simbiotiche, aerobiche e amiche, tendono a trasformarsi in colonie disbiotiche, anaerobiche e nemiche, caratterizzate da prevalenza di batteri putrefattivi, capaci di sopravvivere anche in assenza di ossigeno, come i Bacteroidi, i Pepto-streptococchi, l’Helicobacter pylori che, risalendo fino allo stomaco, è causa di gastrite e di ulcera gastrica.

CONSIGLI UTILI

  • Masticare lentamente, ed evitare di parlare troppo durante i pasti per non ingerire aria;
  • Evitare il consumo di bevande gassate e zuccherate;
  • Bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno, anche sotto forma di tisane o altri liquidi;
  • Preferire pasti piccoli, frequenti e leggeri;
  • Aumentare gradualmente il contenuto in fibra alimentare, compatibilmente alla suscettibilità individuale.

ALIMENTI CONTROINDICATI IN CASO DI GONFIORE INTESTINALE

  • LEGUMI (fagioli, piselli, fave, lenticchie, ceci) da consumare, passati, non più di 2 volte per settimana e da evitare in caso di gonfiore già presente;
  • VERDURE (cipolla, cavolo, funghi, cavolfiore, broccoli, cavoli di Bruxelles, verza, rapa al massimo 2 volte alla settimana e non in associazione ai legumi;
  • FRUTTA zuccherina (uva, fichi, banana, cachi). Comunque non consumare più di 2 frutti al giorno, compatibilmente alla tolleranza individuale. Comunque la frutta andrebbe mangiata sempre a stomaco vuoto. Angurie e meloni, poi, non solo a stomaco vuoto, ma senza alcuna mescolazione nemmeno con altri frutti e nemmeno nelle eventuali macedonie, a causa della loro rapida fermentabilità. La frutta dopo mangiato, essendo digerita nell’intestino, permane per troppo tempo nello stomaco, mentre questo sta digerendo le proteine e quindi si trasforma in bolo fermentato, cioè alcolico e non assorbibile attraverso la vena porta, che conduce al fegato e continua quindi a fermentare nell’intestino, alterando la flora batterica;
  • DOLCIFICANTI ARTIFICIALI: SORBITOLO e MANNITOLO, presenti anche in caramelle o chewing-gum senza zucchero, da limitare, come anche lo ZUCCHERO. Evitare il consumo di alimenti ricchi in grassi (fritti, insaccati, formaggi, carni grasse, maionese, panna montata, creme varie);
  • Sostituire il PANE ricco di mollica o poco cotto con crackers integrali o pane tostato.

CIBI CON FLATULOGENICO FORTE (da evitare nelle Colonpatie)

  • LATTE E DERIVATI
  • VERDURE: cipolle, fagioli, sedano, carote, cavoletti di Bruxelles
  • FRUTTA: uva passa, banane, albicocche e succo di prugna
  • CIBI TROPPO CALDI O TROPPO FREDDI (ANCHE GELATI E GRANITE)
  • GOMME DA MASTICARE
  • BEVANDE GASSATE, THE E CAFFE’, ALCOLICI
  • AVENA, FARRO, MAIS, ORZO E SEMOLA
  • LEGUMI
  • FRITTURE
  • SPEZIE, PEPE E PEPERONCINO
  • DOLCI E ALIMENTI RICCHI DI GRASSI ANIMALI COME PANNA, BURRO, LATTE E YOGURT INTERI, LARDO E STRUTTO
  • CIBI IN SCATOLA E AFFUMICATI
  • BANANE, KIWI, UVA, CASTAGNE E FRUTTA SECCA
  • SALUMI
  • SALSE (CONSERVE), SENAPE, MOSTARDA
  • BRODO DI CARNE, ESTRATTI DI CARNE, CARNI AFFUMICATE
  • ACCIUGHE, SARDINE, BACCALA’
  • VERDURA CRUDA, CAVOLI, ASPARAGI, FUNGHI, POMODORI E PEPERONI

Paginazione degli articoli