il cibo può guarire e rinnovare. Il cibo può essere la tua medicina anti-invecchiamento”. – Deepak Chopra
SENESCENZA CELLULARE
Le cellule (purtroppo) invecchiano, in quanto tutte le cellule hanno una durata limitata. Quando una cellula giunge alla fine della vita, procede alla sua autodistruzione, in modo da non ingombrare inutilmente l’organismo. Questo processo naturale è chiamato apoptosi.
Tuttavia, accade che alcune cellule alla fine della loro vita non entrino nella fase di morte cellulare. Queste cellule, denominate senescenti o senili, continuano a vagare all’interno dell’organismo. All’inizio le nostre difese immunitarie riescono ad eliminarle, ma nel tempo le cellule senescenti finiscono per accumularsi e sopraffare il sistema immunitario, che diventa incapace di sbarazzarsene.
Questo accumulo di cellule senescenti all’interno dell’organismo finisce per causare molti danni: intossicazione delle cellule vicine, secrezione di molecole infiammatorie e accumulo dannoso all’interno dei tessuti e degli organi.
La perdita di elasticità, di spessore e di luminosità della pelle, ad esempio, è in gran parte causata dalle cellule senescenti che si accumulano nel corso del tempo. Pertanto, molti ricercatori ritengono che la senescenza cellulare svolgerebbe un ruolo chiave nell’invecchiamento e in tutti i disturbi legati all’età.
Questa infiammazione cronica sistemica che producono le cellule senescenti, compromette la capacità rigenerativa delle cellule staminali e aumenta di conseguenza il rischio di sviluppare diverse patologie età-correlate.
La normale senescenza cellulare è correlata anche a:
- accorciamento dei telomeri;
- danni al DNA;
- glicemia alta e glicazione proteica;
- aumento delle specie reattive dell’ossigeno (stress ossidativo);
- aggregazione proteica, favorita dall’iperglicemia e dallo stress ossidativo.
Questi eventi dipendono soprattutto da fattori interni all’organismo, tuttavia, possono essere accelerati o rallentati da fattori ambientali (dieta sbagliata, attività fisica, stress, inquinamento, fumo, esposizione solare, ecc.).
COSA SONO I SENOLITICI
Un senolitico (letteralmente distruttore della senescenza) è una molecola, naturale o sintetica, in grado di indurre selettivamente la morte delle cellule invecchiate (inducendo una apoptosi selettiva). Grazie a queste proprietà, i senolitici possono migliorare la salute negli esseri umani ritardando, prevenendo, alleviando o invertendo le malattie legate all’età.
Gli agenti senolitici possono prendere di mira le cellule senescenti attraverso approcci genetici o farmacologici.
COME PULIRE L’ORGANISMO DALLE CELLULE SENESCENTI?
Innanzitutto è necessario adottare uno stile di vita ragionevole:
- seguire una dieta equilibrata e varia;
- dormire a sufficienza;
- praticare regolarmente attività fisica.
Tutti questi suggerimenti, semplici ma funzionali, aiuteranno a migliorare la tua immunità e a facilitare l’eliminazione di queste cellule “zombie”.
Oltre a questi accorgimenti, è tuttavia importante optare per l’assunzione di sostanze denominate senolitici. I senolitici segnano infatti una vera svolta nella lotta contro l’invecchiamento.
Diversi studi scientifici hanno mostrato che l’assunzione di senolitici aiuta ad accelerare l’eliminazione delle cellule senescenti e quindi ad invertire il processo di invecchiamento.
SENOLITICI NELLA DIETA
La ricerca sui senolitici si è prevalentemente rivolta verso sostanze naturali contenute in alcuni cibi con azioni antiossidanti e antinfiammatorie. Tra queste si annoverano diversi polifenoli, da sempre studiati come molecole anti-senescenza.
Diamo un’occhiata a queste sostanze senolitiche:
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Quercetina
La quercetina è un antiossidante con proprietà senolitiche. È un flavonolo (quindi appartiene alla famiglia dei flavonoidi e al più grande gruppo dei polifenoli). Si trova in molti frutti, verdure, foglie, semi e cereali.
Capperi, cipolle rosse e cavoli sono alimenti comuni ricchi di quercetina. Ha un sapore amaro e viene usata come ingrediente antiossidante e immunoprotettivo in integratori alimentari, bevande e alimenti.
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Fisetina
La fisetina è un eccezionale senolitico naturale. È un flavonolo strutturalmente e funzionalmente correlato alla quercetina. La si trova in molte piante, dove funge da colorante giallo/ocra. Questo composto si trova in alcuni alberi, come l’acacia e il cipresso di Nootka.
Le fonti alimentari di fisetina includono molti frutti e verdure, come fragole, mele, cachi, cipolle e cetrioli.
La fisetina ha attività sia senolitica che senomorfica, a seconda del tipo di cellula.
Diversi studi hanno mostrato che la fisetina potrebbe promuovere efficacemente l’eliminazione delle cellule senescenti.
Occorre notare che la fisetina sarebbe anche un potente mimetico della restrizione calorica, in grado quindi di attivare l’autofagia (il meccanismo che elimina gli elementi tossici immagazzinati nelle cellule).
La sua natura idrofoba gli consente di penetrare facilmente nelle cellule attraverso la membrana cellulare. Favorisce, inoltre, l’autodistruzione delle cellule anomale (come le cellule senescenti) attivando diverse proteine caratteristiche.
Una delle sue particolarità è la riduzione della frazione delle cellule senescenti dell’immunità (linfociti T e NK), il che permette di amplificare il suo effetto benefico in quanto le cellule immunitarie sono importanti per eliminare le cellule senescenti.
Inoltre, inibisce l’attività di diverse citochine infiammatorie come TNFa, IL-6 e il fattore di trascrizione NF-Κb e presenta degli effetti anti-iperlipidemici.
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Luteolina e Curcumina
La luteolina è un altro flavonoide di colore giallo, che si ottiene dalla pianta guaderella (Reseda luteola).
Le fonti alimentari includono sedano, broccoli, carciofi, peperone verde, prezzemolo, timo, dente di leone, perilla, camomilla, carote, olio d’oliva, menta piperita, rosmarino, arance e origano.
La curcumina è una sostanza giallo brillante estratta dalle piante della specie curcuma longa. Viene usata come spezia, colorante alimentare e integratore ad azione antiossidante e antinfiammatoria.
Recenti screening sui flavonoidi hanno mostrato che fisetina, curcumina e luteolina esibiscono un’attività senoterapeutica più potente della quercetina. Tra questi, la fisetina sembra essere il senolitico più potente.
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Teaflavina
La teaflavina, un polifenolo del tè nero, è riconosciuta come un composto senolitico di riferimento, per smontare il meccanismo che le cellule senescenti utilizzano per resistere alla morte programmata.
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Piperlongumina
La piperlongumina è un alcaloide che abbonda nel frutto della pianta Piper longum, usato in modo simile al pepe nero come spezia e condimento.
La piperlongumina provoca l’uccisione selettiva delle cellule tumorali inibendo le proteine di risposta allo stress ossidativo, che sono importanti per la sopravvivenza delle cellule tumorali sotto livelli elevati di specie reattive dell’ossigeno (ROS).
Sempre nel corso di studi preliminari, la piperlongumina ha dimostrato di poter uccidere preferenzialmente anche le cellule senescenti. Inoltre, diversi suoi derivati esibiscono un potenziale senolitico.
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Restrizione calorica
La restrizione calorica ha dimostrato di aumentare la durata della salute e della vita, diminuendo l’accumulo di cellule con fenotipo pro-infiammatorio.
In genere, questa dieta prevede un taglio delle calorie del 20-40% rispetto al fabbisogno, senza tuttavia causare malnutrizione. Pertanto, un adulto con un fabbisogno calorico di 2.000 Kcal/die dovrebbe assumere, con questa dieta, tra le 1.200 e 1.600 calorie (Kcal) al giorno.
I ricercatori hanno scoperto che le scimmie che hanno seguito una dieta ipocalorica (restrizione del 30% rispetto al fabbisogno) vivevano molto più a lungo di quelle che seguivano una dieta regolare.
In un altro studio, 6 mesi di restrizione calorica (-25% come obiettivo) hanno ridotto i livelli di insulina a digiuno e la temperatura corporea negli adulti in sovrappeso.
Prolungando la restrizione per 24 mesi (-11,9% reale in media), si sono ottenuti miglioramenti nei biomarcatori legati all’invecchiamento senza influire negativamente sugli esiti psicologici o comportamentali.
Un altro studio ha indicato che 12 settimane di restrizione calorica hanno migliorato la salute cardiometabolica negli adulti sedentari con obesità e di età superiore ai 65 anni.
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Farmaci Senolitici
Sebbene non siano al centro di questo argomento, vale la pena ricordare che diversi farmaci senomorfici/senostatici hanno potenziali applicazioni cliniche.
La rapamicina, un immunosoppressore, diminuisce il fenotipo secretorio pro infiammatorio e mantiene l’arresto del ciclo cellulare ma non uccide le cellule senescenti.
Inoltre, la metformina, un farmaco ampiamente utilizzato per il trattamento del diabete di tipo 2, limita l’attivazione di NF-b, riducendo così l’infiammazione cronica.
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Metformina
La Metformina è il farmaco più comunemente prescritto per il trattamento del diabete di tipo 2 che, agendo a livello epatico, diminuisce la produzione di glucosio e contribuisce all’abbassamento della glicemia.
Recentemente questa sostanza ha dimostrato di essere utile anche nel trattamento di altre patologie e di avere anche effetto anti-aging. Si tratta della versione sintetica di un estratto derivato dalla Galega officinalis conosciuta anche come lilla francese o ruta di capra, che fin dal Medioevo è nota per le sue proprietà curative.
La galega ha infatti azione:
- ipoglicemizzante, consente quindi di tenere a bada la glicemia in caso ad esempio di diabete in forma leggera;
- depurativa e diuretica, stimola la diuresi e in questo modo favorisce l’eliminazione delle tossine dall’organismo.
Nel corso del tempo, però, oltre all’effetto ipoglicemizzante, la metformina ha mostrato avere altri “effetti collaterali” positivi. In particolare, si è notato che i pazienti che assumevano metformina per un lungo periodo, nonostante fossero diabetici e quindi a più alto rischio di malattie cardiovascolari e di tutte le patologie connesse all’obesità, sembravano aver sviluppato un minor numero di malattie legate all’invecchiamento e di avere un tasso di mortalità inferiore rispetto, non solo a quello dei diabetici che prendono farmaci ipoglicemizzanti diversi dalla metformina, ma addirittura delle persone che avevano la stessa età e non erano diabetiche.
Tra i vari dati il più sorprendente è quello relativo al cancro. I pazienti trattati con metformina manifestavano una minore probabilità di contrarre il cancro, fino al 25-40% in meno, rispetto ai diabetici che assumevano altri farmaci, e anche nei casi in cui avessero avuto un cancro, tendevano a sopravvivere più a lungo rispetto agli altri diabetici ammalati di cancro che stavano assumendo altri farmaci.
Quando i ricercatori belgi hanno testato la metformina sulle piccole ascaridi C. elegans, i vermi non solo sono invecchiati più lentamente, ma sono anche rimasti sani più a lungo. Essi non risultavano rallentati e non sviluppavano le rughe. I topi trattati con metformina hanno aumentato la loro durata di vita di quasi il 40% e le loro ossa erano più forti.
La Cardiff University ha scoperto che quando i pazienti con diabete hanno assunto metformina nel loro trattamento, hanno vissuto in realtà più a lungo rispetto a coloro che invece non l’avevano asssunta, e che i trattati così sarebbero dovuti morire circa otto anni prima secondo le medie statistiche.
C’è un nuovo studio clinico chiamato TAME (Targeting Aging with Metformin) che sta monitorando l’uso della metformina. Gli scienziati provenienti da una serie d’istituzioni stanno attualmente raccogliendo fondi e reclutando circa 3.000 soggetti tra i 70 e gli 80 anni di età, che hanno già il cancro o che sono anche solamente a rischio di svilupparlo, come anche per le malattie cardiache e la demenza.
Essi sperano di dimostrare che il farmaco rallenti il processo d’invecchiamento e arresti queste malattie.
Effetti collaterali e controindicazioni della metformina:
Gli effetti collaterali più comuni della metformina sono quelli a carico del tratto gastrointestinale quali:
- diarrea;
- nausea;
- dolore di stomaco;
- riduzione dell’appetito.
Si tratta di disturbi riscontrati in circa il 10% dei soggetti trattati che di solito sono transitori, tempo e dose-dipendenti e più frequenti nei soggetti già affetti da patologie intestinali.
La preoccupazione principale associata alla terapia con metformina, è il rischio di acidosi lattica (un accumulo di acido lattico nel sangue), condizione rara (≤10 casi su 100.000 pazienti trattati per anno), ma potenzialmente a rischio di mortalità. I casi riportati di acidosi lattica, in pazienti trattati con il farmaco, si sono verificati in particolare in pazienti diabetici con una significativa insufficienza renale.
Per tale motivo l’uso della metformina è controindicato in chi soffre di:
- insufficienza renale cronica;
- malattie polmonari;
- patologie a carico del fegato (insufficienza epatica).
Inoltre il trattamento a lungo termine con metformina, aumenta il rischio di carenza di vitamina B12, che porta ad un incremento delle concentrazioni di omocisteina. Pertanto, poiché il deficit di vitamina B12 può essere prevenuto, occorre prendere in considerazione, durante un trattamento a lungo termine con metformina, la regolare misurazione delle concentrazioni di vitamina B12 che va in caso supplementata.
La carenza avviene per l’inibizione che ha la metformina delle cubitine e megaline (proteine trasportatrici della vitamina B12).
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Berberina
In molti vorrebbero assumere la metformina visti i suoi molteplici effetti positivi, in primis quello dimagrante e anti-age; ragione per cui se ne parla da diversi anni nel mondo dell’anti-invecchiamento, e in molti stanno già assumendola regolarmente, ma, purtroppo, come tutti i farmaci, ha anche gravi effetti collaterali.
C’è tuttavia un’altra sostanza, che essendo un integratore è in libera vendita e non richiede una prescrizione medica (anche se, prima di assumere un qualsiasi integratore, per quanto naturale, raccomando sempre di parlarne con il proprio medico di fiducia).
Questa sostanza è la berberina.
Le due sostanze sono differenti ma molto simili per una serie di effetti che hanno in comune. Infatti, nel mondo dell’anti-invecchiamento, la berberina è considerata come una valida alternativa alla metformina. Lo studio più importante è stato pubblicato nel 2004 su Nature Medicine; successivamente uno studio del 2011 ha messo a confronto berberina e metformina e in questo studio è stato addirittura dimostrato che la berberina ha una capacità maggiore rispetto alla metformina di ridurre il rapporto vita-fianchi, i trigliceridi nel sangue e il colesterolo LDL totale, cioè quello cattivo, e di incrementare il colesterolo HDL, cioè quello buono.
Studi più recenti hanno evidenziato una grande efficacia ipoglicemica, cioè la riduzione dello zucchero nel sangue, in pazienti con diabete mellito di tipo 2; anche in questo caso sembra che la berberina agisca a livello dei recettori, aumentando l’espressione dei recettori per l’insulina, quindi aumenta la sensibilità a questo ormone, e riduce l’insulino resistenza, tipica del diabete.
Il fattore più importante nel contesto anti-age, nonché quello più desiderato, è il fatto che mima la restrizione calorica. Inoltre non causa l’effetto negativo del mancato riassorbimento della vitamina B12 come accade invece se si assume la metformina, quindi tutto sommato sembra che la berberina sia veramente una valida alternativa alla metformina. Se assunta in grandi quantità può causare disturbi gastrointestinali, per quanto riguarda disturbi gravi, invece, sembrano non essercene.
Pare abbia effetti importanti anche per il trattamento dell’Alzheimer, in quanto riesce a rallentarne la progressione o perfino prevenirne l’insorgenza.
(In foto: Iris Apfel, modella e icona fashion americana, nata nell’Agosto del 1921. Uno dei suoi segreti è l’integrazione di polvere di curcuma nelle pietanze).