“Una dieta carente di iodio può portare a ritardo mentale, gozzo o disturbi della tiroide. Il sale iodato è la misura preventiva più efficace utilizzata per controllare la carenza di iodio”. – Medindia
COS’È LO IODIO
Lo iodio è un elemento chimico. Il nome deriva dal greco antico e ha come significato viola o violetto a causa del colore dei vapori irritanti dell’elemento. E’ stato scoperto nel 1811, è diffuso in natura ma, sempre di più, presente in percentuali molto ridotte. Si trova nelle acque marine come iodato di sodio.
È apparso sulla Terra in epoche più recenti rispetto ad altri elementi chimici e perciò si è depositato sulla superficie delle rocce e del suolo, al di sopra dello stato lavico profondo. Nel tempo, è stato lavato via dalle piogge e portato verso il mare, per questo ne possiede concentrazioni più elevate. Una piccola risiede anche nei terreni, dove viene assorbito dalle piante.
EFFETTI SULLA TIROIDE
Lo Iodio, utilizzato anche come disinfettante, nella tintura di iodio, svolge un’importante azione preventiva nei confronti di una serie di malattie, tra cui principalmente quelle tiroidee. L’organismo umano infatti concentra lo iodio nella tiroide, dove entra nella formulazione di due ormoni, triiodiotironina (T3 – Tirosina con 3 atomi di iodio) e tiroxina (T4 – Tirosina con 4 atomi di iodio), regolatori di alcune funzioni metaboliche, tra cui lo sviluppo del sistema nervoso centrale, le attività cardiovascolari e l’accrescimento corporeo.
Un buon funzionamento della tiroide è, quindi, alla base di una buona qualità della vita. Purtroppo sempre più persone soffrono di disturbi tiroidei e, purtroppo, non sempre è conclamata la diagnosi.
Quasi sempre un problema di ipotiroidismo è facilmente identificabile con esami specifici (dosaggi di TSH – FT3 – FT4) e con l’ecografia. Oggi è frequente diagnosticare una tiroidite cronica autoimmune, detta anche tiroidite di Hashimoto, dove si creano autoanticorpi che non riconoscono la ghiandola tiroidea come self e di conseguenza la attaccano.
In tantissimi altri casi le cose non sono invece così semplici.
Il problema non è una quantità insufficiente di ormoni circolanti ma una difficoltà nel loro metabolismo (ridotta conversione T4→T3). Infatti l’ormone T4, nel fegato, perde un atomo di iodio e diventa T3, che è la parte attiva dell’ormone, cioè il T3 tiene in vita tutti i processi metabolici. Quindi una normale produzione di ormoni, ma una ridotta conversione in T3, produce comunque un ipotiroidismo.
In tal caso ci troviamo difronte a pazienti che, hanno gli esami nel range di normalità, ma vagano da un medico all’altro senza che nessuno sembri capire cos’hanno che non va. Continuano a non stare bene e tutto si attribuisce allo stress, all’ansia, oppure agli anni che passano.
SINTOMI DA CARENZA DI IODIO
Questi sono alcuni dei sintomi che spesso questi pazienti lamentano: cefalea, stanchezza fisica e mentale, umore malinconico o depresso, difficoltà di concentrazione, peso che aumenta o che non cala, colesterolo che resta alto nonostante la dieta, freddolosità esagerata, pelle secca, unghie fragili, perdita di capelli, gonfiore agli occhi, al viso e alle dita spesso soprattutto al mattino, stitichezza e cattiva digestione, frequenti malattie da raffreddamento, cefalea, allergie, mestruazioni irregolari o dolorose, dolori muscolari e articolari, ecc.
Un test per capire se si è in ipotiroidismo, che si può fare comodamente a casa, consiste nel misurare la temperatura sublinguale, al risveglio tra le 7 e le 8 , per 6 giorni consecutivi, in stato di riposo assoluto e prima di alzarsi. Se la temperatura è inferiore a 36,4 C° è possibile che si è in presenza di un certo grado di ipotiroidismo che andrà comunque CONFERMATO DAL MEDICO.
PREVENZIONE
Per prevenire questi disturbi bisogna essere certi di assumere abbastanza iodio. L’ipotiroidismo silente, infatti, oltre che all’inquinamento atmosferico (il grado radioattivo dell’aria è molto aumentato) può dipendere semplicemente da una carenza di iodio.
In una persona sana, il fabbisogno giornaliero di iodio è di 150 microgrammi, quantità che aumenta in gravidanza (il feto ha bisogno di iodio per sviluppare il sistema nervoso) e durante l’allattamento, fino a 250-300 microgrammi.
DOVE SI TROVA
Sfatiamo subito un mito: nell’aria dei nostri mari non c’è più la stessa quantità di iodio di prima. In molti pensano che basti una passeggiata in riva al mare per fare il pieno di questo importante minerale, ma purtroppo non è così. Lo iodio si assume solo attraverso gli alimenti, in particolare il pescato marino, e la carenza è sostanzialmente dovuta all’impoverimento di iodio nei nostri mari e ad un’errata alimentazione. Non è sufficiente inspirare la brezza della battigia, perché la quantità di iodio che evapora dal mare e che l’organismo assorbe è purtroppo esigua.
La fonte principale di iodio per l’organismo umano è rappresentata dagli alimenti, dalle orate ai saraghi, o i crostacei, per esempio i gamberi e i molluschi, come le vongole e i calamari. Tutti i pesci contengono iodio perché l’assorbono. Allo stesso modo i pesci dei mari del Nord forniscono quantità importanti del micronutriente, tra questi la platessa, che è tra i surgelati più diffusi e che sotto zero non perde lo iodio. Anche le verdure del mare, le alghe (kelp, nori, kombu, wakame,…), apportano iodio. Molto! Se piacciono, possono entrare a far parte dei menù. Sono abbondanti nei pasti dei giapponesi che, infatti, non hanno problemi di gozzo.
Anche il latte, le uova e le verdure contengono una piccola quantità di iodio, concentrazioni variabili in base alla ricchezza dello stesso nel terreno, in ogni caso non sufficiente a sopperire il fabbisogno giornaliero.
È quindi facilmente intuibile il fatto che, chi non mangia pesce o alghe, assumi molto poco iodio e quanto, di conseguenza, la tiroide possa soffrirne.
Per fortuna da anni è presente sulle nostre tavole il sale iodato. La Legge n. 55/2005 prevede interventi di iodoprofilassi, mentre dal 2009 c’è l’obbligo di verificare l’uso del sale iodato nelle mense scolastiche. In Italia c’è stato quindi un miglioramento dell’assunzione di iodio rispetto al passato, ma comunque non sufficiente in quanto ne persiste una carenza nutrizionale che determina ancora un’alta frequenza di gozzo e di altri disordini correlati.
In definitiva bisogna essere certi di assumere nutrienti specifici (quali selenio, zinco, iodio, vitamina D, ecc.) il tutto per nutrire e stimolare la ghiandola tiroidea, affinché questa possa produrre in maniera ottimale i suoi ormoni e soprattutto perché questi vengano poi adeguatamente metabolizzati.